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sabato 11 giugno 2016

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) – 12 Giugno 2016


2Sam12,7-10.13: Ho peccato contro il Signore!

Sal 31: Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato

Gal 2,16-19.21: Non vivo più io, ma Cristo vive in me

Lc 7,36-8,3: Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato

Il messaggio dominante nelle letture bibliche di questa domenica è il perdono dei peccati da parte di Dio. La prima lettura  riporta le parole del profeta Natan, inviato da Dio a  Davide peccatore. Il re Davide si era innamorato di Betsabea, già sposa di Uria, e per averla aveva mandato questo valoroso soldato in prima fila così che venisse ucciso. E questo avvenne. Ciò nonostante Davide, ricondotto dalla parola del profeta alla sua autenticità e spogliato dalle difese dell’arroganza del potere, si apre totalmente e sinceramente a Dio confessando il suo peccato senza commenti ed attenuanti: “Ho peccato contro il Signore”. Ed il Signore pronuncia per mezzo del profeta l’ultima parola che è sempre quella del perdono: “Il Signore ha perdonato il tuo peccato”. Questo fatto illustra come nessuno si debba sentire totalmente schiavo del suo passato di peccato se sa accogliere il perdono di Dio che libera e salva.

Anche il brano evangelico  parla del perdono di Dio. Oltre a Gesù, i protagonisti del racconto sono due personaggi molti diversi: un uomo religioso, Simone il fariseo che invita Gesù a mangiare, e una donna peccatrice, che si avvicina a Gesù e piangendo bagna i suoi piedi con le lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li bacia e li cosparge di olio profumato. Il fariseo, moralista intransigente, si scandalizza del fatto che Gesù lasci che una prostituta conosciuta nella zona compia un gesto di tenerezza nei suoi confronti. La risposta di Gesù allo scandalo del fariseo è data attraverso il racconto di una parabola, in cui si parla di due debitori insolventi ai quali il creditore condona il debito: il primo, il cui debito era più grande, è il simbolo della donna che ha coscienza del grande perdono ricevuto; il secondo è simbolo invece del fariseo che, convinto della sua superiorità morale, chiude il cuore alla riconoscenza e si attiene ad una minima e formale gratitudine nei confronti di Dio che perdona. Gesù allora gli svela l’insensibilità della sua coscienza rispetto alla tenera sensibilità della donna. 

Sulla stessa linea di pensiero si pone san Paolo nella seconda lettura  quando proclama che la giustizia del cristiano non proviene da una prassi autonoma della virtù. Non sono le opere della Legge che, eseguite alla perfezione, hanno reso giusto il credente; è stata piuttosto la sua fede in Cristo e cioè la disponibilità a ricevere attraverso Cristo il perdono di Dio.