giovedì 17 aprile 2025

VENERDI’ SANTO: PASSIONE DEL SIGNORE – 18 Aprile 2025

 



 

 

Is 52,13-53,12; Sal 30 (31); Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

 

Pasqua significa “passaggio”, il passaggio di Gesù, attraverso la morte, alla vita nuova. Il Venerdì Santo è il primo atto di questo passaggio. La celebrazione pomeridiana in onore della Passione del Signore è divisa in tre parti: liturgia della Parola, adorazione della Croce, comunione eucaristica. In ogni caso, il simbolo centrale del Venerdì Santo è la Croce gloriosa e vittoriosa di Cristo Gesù. Dopo il silenzio iniziale, l’orazione con cui si apre la celebrazione fa riferimento al Cristo crocifisso che “inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale”.

 

I tre brani biblici della liturgia della Parola accentuano la dimensione gloriosa della croce, anche se non manca il simbolismo della croce – scandalo. Nel racconto della passione secondo Giovanni e, in genere nel quarto vangelo, la croce è già la gloria di Dio anticipata. Il canto al vangelo, tratto da Fil 2,8-9, si colloca in questa stessa ottica quando annuncia l’esaltazione di Cristo fatto obbediente fino alla morte di croce. Giovanni nel racconto della Passione ha voluto evidenziare la maestà serena della morte di Gesù: non riferisce il grido di dolore di cui parlano Mt 27,46 e Mc 15,34. Giovanni è il solo a raccontare che dal costato di Cristo fluirono sangue e acqua (Gv 19,34): il sangue evoca il dono della vita e il dono di sé per la vita (Gv 10,11; 15,13); l’acqua è metafora di vita rigogliosa legata al dono dello Spirito (Gv 3,5; 4,10-14). Gesù muore affidando al Padre il proprio cuore, e donando a noi lo Spirito. Il brano profetico di Isaia ci propone il quarto canto del Servo del Signore: le persecuzioni che il servo sopporterà con grande pazienza sono uno scandalo per gli spettatori, ma “dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità”. La seconda lettura ci ricorda che il nostro sommo sacerdote Gesù, “nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. La passione – morte di Cristo viene celebrata anzitutto nella sua dimensione soteriologica, che culmina nell’invito: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, così da essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4,16). Il cuore della passione di Cristo è l’amore, non la violenza.

 

Nell’ostensione e adorazione della Croce notiamo l’antifona che accompagna il Sal 66 (67),2: “Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo”. Il testo esprime in modo eccellente l’unità del mistero della croce e della risurrezione. Gli Improperi o Lamenti del Signore sono dei veri rimproveri che il Signore in croce rivolge al suo popolo: in essi si ripercorrono le prime tappe della storia d’Israele in cui Dio si manifesta come salvatore; questi eventi si mettono poi a confronto con la condotta riprovevole del popolo nei fatti della Passione. Gli Improperi sono da intendere come espressione del continuo rifiuto della comunità, sia giudaica che cristiana, di fronte a Dio che opera la salvezza.

 

Segue il rito della comunione dei fedeli, visto in stretto rapporto con il mistero della Croce gloriosa, simbolo centrale del Venerdì santo: le due preghiere conclusive si rivolgono al Padre e fanno riferimento alla “gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo” (orazione dopo la comunione), e alla “morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui” (orazione sul popolo).