Is 52,13-53,12; Sal 30
(31); Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42
Pasqua significa
“passaggio”, il passaggio di Gesù, attraverso la morte, alla vita nuova. Il
Venerdì Santo è il primo atto di questo passaggio. La celebrazione pomeridiana
in onore della Passione del Signore è divisa in tre parti: liturgia della
Parola, adorazione della Croce, comunione eucaristica. In ogni caso, il simbolo
centrale del Venerdì Santo è la Croce gloriosa e vittoriosa di Cristo Gesù.
Dopo il silenzio iniziale, l’orazione con cui si apre la celebrazione fa
riferimento al Cristo crocifisso che “inaugurò nel suo sangue il mistero
pasquale”.
I tre brani biblici della
liturgia della Parola accentuano la dimensione gloriosa della croce, anche se
non manca il simbolismo della croce – scandalo. Nel racconto della passione
secondo Giovanni e, in genere nel quarto vangelo, la croce è già la gloria di
Dio anticipata. Il canto al vangelo, tratto da Fil 2,8-9, si colloca in questa
stessa ottica quando annuncia l’esaltazione di Cristo fatto obbediente fino
alla morte di croce. Giovanni nel racconto della Passione ha voluto evidenziare
la maestà serena della morte di Gesù: non riferisce il grido di dolore di cui
parlano Mt 27,46 e Mc 15,34. Giovanni
è il solo a raccontare che dal costato di Cristo fluirono sangue e acqua (Gv
19,34): il sangue evoca il dono della vita e il dono di sé per la vita (Gv
10,11; 15,13); l’acqua è metafora di vita rigogliosa legata al dono dello
Spirito (Gv 3,5; 4,10-14). Gesù muore affidando al Padre il proprio cuore, e
donando a noi lo Spirito. Il brano profetico di Isaia ci propone il quarto
canto del Servo del Signore: le persecuzioni che il servo sopporterà con grande
pazienza sono uno scandalo per gli spettatori, ma “dopo il suo intimo tormento
vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo
giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità”. La seconda lettura ci
ricorda che il nostro sommo sacerdote Gesù, “nei giorni della sua vita terrena
offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva
salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur
essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne
causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. La passione –
morte di Cristo viene celebrata anzitutto nella sua dimensione soteriologica,
che culmina nell’invito: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della
grazia, così da essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4,16). Il cuore della
passione di Cristo è l’amore, non la violenza.
Nell’ostensione e
adorazione della Croce notiamo l’antifona che accompagna il Sal 66 (67),2:
“Adoriamo
Segue il rito della
comunione dei fedeli, visto in stretto rapporto con il mistero della Croce
gloriosa, simbolo centrale del Venerdì santo: le due preghiere conclusive si
rivolgono al Padre e fanno riferimento alla “gloriosa morte e risurrezione del
tuo Cristo” (orazione dopo la comunione), e alla “morte del tuo Figlio nella
speranza di risorgere con lui” (orazione sul popolo).