La
vita della fede è analoga alla vita biologica. E la vita biologica ha un suo
statuto tripartito. Nella vita biologica abbiamo tre fasi: una fase è l’innesco
(e la conseguente gestazione); abbiamo l’infanzia (che è un processo di
autonomizzazione); e poi abbiamo la vita adulta (caratterizzata di autonomia e
fecondità).
Prima
di tutto alla base c’è una fase kerygmatica, dove c’è da innescare la fede. Iniziare,
avviare la fede. C’è poi una fase propriamente formativa, educativa, che è il
tirar fuori, e-ducere, far crescere, e appunto condurre
all’autonomizzazione. E quindi deve arrivare la fase paterna, dove si diventa
capaci di generare la vita secondo la fede negli altri.
Se ho
davanti un’assemblea cristiana, per forza di cose ho davanti me questi tre tipi
di persone […]. Se io offro una predicazione kerygmatica, forse aiuto i primi,
ma non sono pertinente per gli altri. Come fare? In primis devo
riconoscere il kerygma della Parola, trovare qual è l’annunzio nascosto della
Parola. Secondo punto: devo afferrare il come di questo kerygma, cioè come
si entra in quell’annunzio. Qual è la strada. Terzo punto: il perché.
Perché quel kerygma è importante.
Se
io annunzio il kerygma, con questa prima fase coinvolgerò i primi. Con queste
altre fasi includerò gli altri. Io devo spiegare qual è l’annunzio, ossia qual
è la salvezza, e poi come si entra e quindi perché dico questo. Nel terzo
livello li faccio entrare nel back-stage (dietro le quinte).
Fonte:
Cfr. Fabio Rosini, Il triste caso dell’omelia, Lipa Edizioni, Roma 2025,
pp. 224-228.