L’evento è molto semplice e
possiamo dire che si svolge più o meno così: una decisione politica a livello
dell’impero romano rende possibile la nascita di Gesù nella città di Davide;
questo è il senso generale dell’introduzione. Quando viene al mondo, Gesù è
praticamente ignorato dai ricchi, ma riverito e accolto dai poveri, questa
nascita apre il cielo sulla terra, porta gioia e pace. Possiamo dire che qui c‘è
già tutto il futuro di Gesù. Egli opera nel contesto del mondo intero, la sua
salvezza riguarda l’universo; opera però attraverso strumenti semplicissimi: il
cielo si muove a cantare la gloria di questi fatti, ma sulla terra pochi si
accorgono, i più semplici, i più umili, anche se comunque un inizio di
riconoscimento del Signore c’è. Come si può vedere, il brano è molto ricco,
molto intenso, pieno di contrasti ed è certamente uno dei brani più belli
proprio perché unisce cielo e terra, grandiosità e piccolezza, rifiuto e
accoglienza; in qualche modo, è tutta la vita di Gesù, con la sua grandiosità e
la sua insignificanza, ad essere posta qui sotto gli occhi di colui che
contempla; è come un’introduzione alla vita di Gesù. Non a caso, infatti, le
icone hanno rappresentato la mangiatoia come una tomba, e Gesù vi appare come
colui che sarà messo nel sepolcro.
Fonte: Carlo Maria Martini, Il
Vangelo del Natale. Una riflessione accanto al presepe, Con una guida pratica
alla lectio divina, TS Edizioni, Milano 2025, p. 29.
