Translate

venerdì 18 aprile 2025

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA – 20 Aprile 2025

 



 

 

Gn 1,1-2,2; Gn 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; dal Sal 117 (118); Lc24,1-12

 

La struttura di questa celebrazione vigiliare ci introduce nella contemplazione della Pasqua in tutte le sue dimensioni: la liturgia della luce o “lucernario” (benedizione del fuoco nuovo, accensione del cero pasquale e canto del annuncio pasquale) celebra la Pasqua cosmica, che segna il passaggio dalle tenebre alla luce; la liturgia della Parola (con sette letture dell’Antico Testamento più due del Nuovo) celebra la Pasqua storica evocando i principali momenti della storia della salvezza; la liturgia battesimale celebra la Pasqua della Chiesa, popolo nuovo suscitato dal fonte battesimale; la liturgia eucaristica celebra la Pasqua perenne e definitiva con la partecipazione al convitto eucaristico, immagine della vita nuova e del regno promesso. I diversi momenti celebrativi della Veglia hanno un filo conduttore: l’unità del disegno salvifico di Dio che si compie nella Pasqua di Cristo per noi.      

 

La Pasqua celebra quindi un passaggio. “Pasqua” significa appunto “passare oltre”. Vediamo infatti che questo è il significato fondamentale della Pasqua ebraica. Israele, guidato da Mosè, passa dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della terra promessa (Es 14,15-15,1), come cantiamo nell’Annuncio pasquale: “Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell’Egitto e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso”. Questo è poi il significato della Pasqua di Cristo: all’inizio di questa Veglia ci viene ricordato che “in questa santissima notte…Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita”. Finalmente, questo è il significato della Pasqua della Chiesa, in cui si compie il nuovo esodo di tutta l’umanità, guidata da Cristo, nuovo Mosè, verso la vera e definitiva terra promessa.

 

La Chiesa, cioè tutti noi, abbiamo già partecipato a questo passaggio attraverso il sacramento del battesimo. E’ un passaggio spirituale ma reale che segna tutta quanta la vita cristiana. Il Risorto ha aperto un varco, una breccia per tutti coloro che credono in lui e accolgono con il battesimo e una condotta ad esso conforme la novità di vita nello Spirito. Così spiega san Paolo il mistero della Pasqua ai primi cristiani di Roma (cf. la lettura apostolica: Rom 6,3-11): “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Quindi anche noi siamo passati dalla morte alla vita. Questa “novità di vita”, che sarà totale e definitiva solo alla fine dei tempi, si manifesta già fin d’ora mediante la vita secondo lo Spirito.

 

Certo, noi continuiamo a vivere la vita nel mondo e conosciamo perciò tutti i limiti e tutte le dimensioni mondane della vita presente: la dimensione biologica, quella psicologica e quella sociale, e naturalmente la sofferenza e la morte. Ma nessuna di queste realtà si presenta ormai come ultima e definitiva. La nostra vita infatti è aperta a qualcosa di nuovo e più grande, quell’esistenza segnata dal dono pasquale che è stata inaugurata dalla risurrezione del Signore.

 

La celebrazione della Pasqua significa quindi per noi tutti la ripresa di un programma di vita che si realizza in un impegno permanente di rinnovamento mai pienamente raggiunto. Solo la nostra morte vissuta “in Cristo” potrà compiere il senso dell’esistenza cristiana. Nel frattempo, si tratta di rimanere fedeli a quel germe di vita nuova che abbiamo ricevuto nel battesimo e cresce e si consolida nell’eucaristia fino al compiersi in noi della Pasqua definitiva.