Gn
1,1-2,2; Gn 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4;
Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; dal Sal 117 (118); Lc24,1-12
La struttura di questa
celebrazione vigiliare ci introduce nella contemplazione della Pasqua in tutte
le sue dimensioni: la liturgia della luce o “lucernario” (benedizione del fuoco
nuovo, accensione del cero pasquale e canto del annuncio pasquale) celebra la
Pasqua cosmica, che segna il passaggio dalle tenebre alla luce; la liturgia
della Parola (con sette letture dell’Antico Testamento più due del Nuovo)
celebra la Pasqua storica evocando i principali momenti della storia della
salvezza; la liturgia battesimale celebra la Pasqua della Chiesa, popolo nuovo
suscitato dal fonte battesimale; la liturgia eucaristica celebra la Pasqua
perenne e definitiva con la partecipazione al convitto eucaristico, immagine
della vita nuova e del regno promesso. I diversi momenti celebrativi della
Veglia hanno un filo conduttore: l’unità del disegno salvifico di Dio che si
compie nella Pasqua di Cristo per noi.
La
Pasqua celebra quindi un passaggio. “Pasqua” significa appunto “passare oltre”.
Vediamo infatti che questo è il significato fondamentale della Pasqua ebraica.
Israele, guidato da Mosè, passa dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della
terra promessa (Es 14,15-15,1), come cantiamo nell’Annuncio pasquale: “Questa è
la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù
dell’Egitto e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso”. Questo è
poi il significato della Pasqua di Cristo: all’inizio di questa Veglia ci viene
ricordato che “in questa santissima notte…Gesù Cristo nostro Signore passò
dalla morte alla vita”. Finalmente, questo è il significato della Pasqua della
Chiesa, in cui si compie il nuovo esodo di tutta l’umanità, guidata da Cristo,
nuovo Mosè, verso la vera e definitiva terra promessa.
La
Chiesa, cioè tutti noi, abbiamo già partecipato a questo passaggio attraverso
il sacramento del battesimo. E’ un passaggio spirituale ma reale che segna
tutta quanta la vita cristiana. Il Risorto ha aperto un varco, una breccia per
tutti coloro che credono in lui e accolgono con il battesimo e una condotta ad
esso conforme la novità di vita nello Spirito. Così spiega san Paolo il mistero
della Pasqua ai primi cristiani di Roma (cf. la lettura apostolica: Rom
6,3-11): “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte
affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del
Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Quindi anche noi
siamo passati dalla morte alla vita. Questa “novità di vita”, che sarà totale e
definitiva solo alla fine dei tempi, si manifesta già fin d’ora mediante la
vita secondo lo Spirito.
Certo,
noi continuiamo a vivere la vita nel mondo e conosciamo perciò tutti i limiti e
tutte le dimensioni mondane della vita presente: la dimensione biologica,
quella psicologica e quella sociale, e naturalmente la sofferenza e
La
celebrazione della Pasqua significa quindi per noi tutti la ripresa di un
programma di vita che si realizza in un impegno permanente di rinnovamento mai
pienamente raggiunto. Solo la nostra morte vissuta “in Cristo” potrà compiere
il senso dell’esistenza cristiana. Nel frattempo, si tratta di rimanere fedeli
a quel germe di vita nuova che abbiamo ricevuto nel battesimo e cresce e si
consolida nell’eucaristia fino al compiersi in noi della Pasqua definitiva.