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domenica 21 settembre 2025

CONCILIARE AZIONI, PAROLE E TRADIZIONE

 



 

La maggior parte dei problemi in liturgia nasce laddove la tensione fra azioni, parole e tradizione perde il proprio equilibrio.

Se diciamo: “prese il pane” con l’intenzione di spezzarlo e condividerlo con i presenti, allora non è corretto sollevare un’ostia destinata a una sola persona e poi servirsi di particole preconfezionate per l’eucaristia.

Se affermiamo che si tratta di una preghiera al Padre mediante suo Figlio Gesù, ma in realtà le azioni si concentrano sull’eucaristia intesa come mera presenza del Cristo, con incenso, lunghe pause, fanfare o campanelli subito dopo le formule di istituzione, si crea una divergenza di significato tra le parole della liturgia e quel che viene percepito come l’oggetto del rito. Se stiamo cercando di essere una comunità di fedeli in cammino verso il Padre, ma poi alcune persone sono incluse e altre escluse, alcune hanno ruoli di primo piano e altre di second’ordine, quello che ne risulta non è il modello del nuovo popolo che guarda alla venuta del Regno. Se affermiamo di essere fratelli e sorelle ma poi ci comportiamo come dei singoli e anonimi consumatori, allora parole e azioni risultano divise. Potremmo moltiplicare gli esempi, ma il messaggio chiave dovrebbe essere chiaro: dobbiamo prestare attenzione a come celebriamo in quanto comunità di fede.

Non avremo mai un equilibrio perfetto – la perfezione arriverà solo alla fine dei tempi, quando non avremo più bisogno della liturgia – ma dobbiamo continuare a impegnarci per ottenerlo. La sfida è cercare di collegare parole, azioni e tradizione nella prossima eucaristia che celebreremo. La chiesa necessita sempre di riforma: ecclesia semper riformanda.

 

Fonte: Thomas O’Loughlin, Quale mensa per noi tu prepari, Queriniana, Brescia 2025, pp. 52-53.