L’esperienza
del ritmo implica movimento, impulso, differenziazione, vitalità, forma
riconoscibile. Ci appare non come una cosa tra le cose, ma come una qualità che
è data dalla loro relazione. Come scriveva Marius Schneider, “il ritmo è una
articolazione qualitativa, non quantitativa, del tempo e dello spazio.
Oscillando nella ripetizione continua, esso ruota intorno a un centro
inafferrabile, che però è il punto focale della relazione che si stabilisce fra
due qualità o due individui, premesso che ciascuna qualità è chiaramente
caratterizzata e, di conseguenza, permette all’altra di esprimersi […] Nella
sua ultima astrazione, il ritmo è il modo più profondo della vita spirituale”.
Effettivamente,
l’esperienza del ritmo non è legata solo alla musica, ma è molto più ampia,
profonda e pervasiva; perciò, è anche difficile da definire in modo esaustivo.
Sperimentiamo il ritmo nella periodicità dei fenomeni cosmici, nella ciclicità
della natura, nella vitalità del mondo biologico, nelle ricorrenze delle storie
che viviamo. Inoltre, l’essere umano stesso è in grado, in qualche misura, di
dare un certo ritmo alla sua esistenza, ai suoi gesti, alle sue “creazioni” (si
pensi in particolare alle creazioni artistiche). L’esperienza qualitativa del
ritmo, che è nelle cose ma non coincide con esse, ha un che di misterioso e
inafferrabile, ma anche molto reale, nel suo farci sentire in armonia e in un equilibrio
dinamico dentro di noi e con l’ambiente esterno.
Attraverso
queste esperienze ritmiche noi possiamo percepire una qualità del tempo e dello
spazio, conosciamo e ri-conosciamo il nostro mondo e noi stessi in esso.
Sentiamo l’impulso della vita, che emerge sulla piattezza dell’amorfo e dell’apatico,
e percepiamo una forma del mondo. Il ritmo può permeare qualsiasi aspetto della
vita fisica e spirituale, incrocia natura e cultura. Esso dice insieme
differenza e relazione, distanza e collegamento, tempo e eternità. È pensabile
che anche la dimensione religiosa, aperta alla trascendenza, sia caratterizzata
da un modo ritmico di abitare il mondo che ce lo riveli sotto una luce nuova.
Fonte:
Luigi Girardi (a cura di), Rito e ritmo. Celebrare la differenza (Caro
salutis cardo. Contributi 40), Roma –Padova 2025, pp. 6-7.
