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giovedì 22 giugno 2017

SOLENNITÀ DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ


 
Nella pietà dei secoli XII e XIII si è sviluppata la devozione al cuore di Cristo crocifisso, trafitto con la lancia. Tra i devoti del cuore del Salvatore, troviamo san Bernardo (+ 1153), san Bonaventura (+ 1274), le mistiche santa Lutgarda (+ 1246), santa  Matilde di Magdeburgo (+ 1282), le sante sorelle Matilde (+ 1299) e Gertrude (+ 1302) del monastero di Helfta, santa Caterina da Siena (+ 1380). Già alla fine del XIII secolo, questa devozione si è organizzata distintamente da quella della passione, e al simbolo del crocifisso è subentrata l’iconografia del cuore staccato dalla persona di Cristo oppure visibile nel petto squarciato. Più tardi, nella seconda metà del secolo XV la devotio moderna, nel XVI secolo i Gesuiti e nel XVII gli Oratoriani fanno propria la devozione al Cuore di Gesù e ne favoriscono il culto. Nel 1672, l’oratoriano Giovanni Eudes (1601-1680), poi fondatore della Congregazione di Gesù e di Maria (oggi dei Padri Eudisti), è il primo a celebrare nel seno della sua comunità e col permesso del vescovo di Rennes, una festività in onore del Cuore di Gesù. Daranno nuovo impulso al culto del Sacro Cuore le apparizione avute in Paray-le-Monial tra il 1673 e il 1675 da santa Margherita Maria Alacoque dell’Ordine della Visitazione. In ogni modo, il tentativo di introdurre la nuova devozione nella liturgia incontrò a Roma grandi resistenze, soprattutto di natura teologica, che perdurarono in qualche modo nei secoli successivi.
 
Il primo riconoscimento ufficiale di Roma si deve a Clemente XIII, che nel 1765 concesse la festività del Cuore di Gesù ai vescovi polacchi e all’arciconfraternita romana del S. Cuore. Pio IX, nel 1856 la introdusse nel calendario della Chiesa latina, fissandola al terzo venerdì dopo Pentecoste. Leone XIII, con decreto del 28 giugno 1889 innalzava la festa a rito di “prima classe” e nell’Enciclica Annum sacrum, del 25 maggio 1899, ordinava la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù. Con l’Enciclica Miserentissimus Redemptor, dell’8 maggio 1928, Pio XI elevava la festa al grado di “doppio di prima classe con ottava” e ordinava che in questa festività si recitasse in tutte le chiese l’atto di riparazione al Cuore di Gesù. Inoltre, nel 1929 lo stesso pontefice, con la promulgazione del formulario Cogitationes, chiamato così dalle prime parole dell’antifona d’ingresso, dava un nuovo contenuto ai testi liturgici di questa festa. Nella breve storia della festività si sono succeduti diversi formulari per l’ufficio e per la messa, il che dimostra la fluttuazione dottrinale che ha accompagnato il contenuto di tale celebrazione. Il Direttorio su pietà popolare e liturgia ci offre una valida sintesi dottrinale sul Cuore di Cristo:  “Intesa alla luce della Scrittura, l’espressione ‘Cuore di Cristo’ designa il mistero stesso di Cristo, la totalità del suo essere, la persona considerata nel suo nucleo più intimo ed essenziale: Figlio di Dio, sapienza increata; carità infinita, principio di salvezza e di santificazione per l’intera umanità. Il ‘Cuore di Cristo’ è Cristo, Verbo incarnato e salvatore, intrinsecamente proteso, nello Spirito, con infinito    amore divino-umano verso il Padre e verso gli uomini suoi fratelli”[1].
 
L’eucologia minore del MR 1970 riproduce, in parte, i testi del formulario Cogitationes. Notiamo però la presenza di una nuova colletta alternativa e il testo della orazione dopo la comunione rielaborato. Si parla di riparazione ed espiazione dei peccati, concetti che provengono dall’ambiente devozionale in cui è sorta la solennità. Ma la nuova colletta indica come oggetto della celebrazione le grandi opere dell'amore del Figlio di Dio per noi. Il testo eucologico più denso è senza dubbio il nuovo prefazio, che si distingue per una particolare ispirazione scritturale e patristica; in esso viene proclamato il mistero della salvezza visto nella dimensione cristologica, ecclesiologica e sacramentale:     “Cristo […] innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati  al Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza”.
 




[1] Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 166.