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domenica 14 giugno 2020

LA COMUNIONE NELLE MANI E LA PANDEMIA




Dal 18 maggio scorso, è stato consentito di riprendere le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione dei fedeli nelle diverse chiese di Italia. In ossequio alle norme igienico-sanitarie stabilite, la santa comunione è data sulla mano, non in bocca. Ciò ha scatenato in alcuni ambienti tradizionalisti una serie di reazioni fino ad affermare qualcuno che sarebbe meglio non comunicarsi in questo modo e limitarsi alla comunione spirituale! Non sto qui a ripetere quanto sull’argomento della comunione sulla mano ho scritto in questo stesso blog il 4 e l’11 marzo 2018. Non voglio alimentare la casistica. Vorrei solo aggiungere qualche perla apparsa in questo recente dibattito.

Qualche settimana fa è stata rimessa in youtube, e “gentilmente” inviata anche a me, una intervista al canadese p. Nicholas Gruner, scomparso cinque anni fa. Il “crociato” di Fatima, come era chiamato p. Gruner, affermava, tra l’altro, che solo le mani del sacerdote sono consacrate e possono toccare la santa eucaristia, e quindi i semplici fedeli non possono riceverla sulla mano (https://www.youtube.com/embed/YbaxkD_xZ KI). Lasciando in disparte altri argomenti, che ci sono, basterebbe ricordare che: i diaconi da sempre sono ministri della comunione, ma le loro mani non sono state consacrate; secondo il CIC, can. 910, ministro straordinario della comunione è “l’accolito o anche un altro fedele incaricato a norma del can. 230, 3”.

Il Cardinale Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, in una intervista concessa lo scorso 5 giugno  (https://novenanews.com/iraqi-patriarch-hits-out-superficial-cardinal-sarah/), tra altre questioni contestate al Cardinale Robert Sarah, intrepido difensore della comunione in bocca, ha ricordato al Prefetto per il culto divino che mentre c’è una regola della Chiesa che consente la comunione sulla lingua, dare la comunione sulla mano non è una novità, ma un’antica tradizione ecclesiale. Molti Padri, come Sant’Efrem, ne parlano. E il Cardinale Sako ha aggiunto: La maggior parte delle Chiese ortodosse segue questa pratica.

D’altra parte, il Patriarca iracheno afferma giustamente che la presenza reale di Cristo nell’eucaristia è una presenza sacramentale, non biologica o fisica. Conseguentemente, è utile ricordare che la presenza sostanziale del Risorto nell’eucaristia non trasmette virus, ma gli accidenti del pane e del vino che rimangono nei doni consacrati possono contenere e trasmettere il virus, come anche le dita del ministro e le labbra di colui che riceve la comunione.
Anche il cardinale António Augusto dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fátima, ha dovuto difendere la comunione nelle mani. Lo scorso 29 di maggio, in un incontro con i gesuiti portoghesi   (https://novenanews.com/cardinal-discourages-communion-on-the-tongue/) il Cardinale Marto ha ricordato ai cattolici che la comunione nella mano era il modo in cui la chiesa primitiva prescriveva che i credenti dovevano ricevere il Corpo di Cristo. Ed ha aggiunto: le mani fanno un trono particolarmente degno per l’ostia consacrata, “sono mani del lavoro, del sacrificio, del dono di sé alla famiglia, agli altri ... A volte le mani dei santi”.
Il noto blog http://blog.messainlatino.it/2020/06/il-cardinale-e-vescovo-di-leiria-fatima.html, rispondendo al Cardinale Marto, invoca addirittura il “diritto divino di ricevere la comunione in bocca”.
A coloro che gridano alla eresia o invocano il diritto divino quando si parla della comunione nelle mani, invito a studiare la storia, maestra di vita, e ad approfondire la teologia sacramentaria. Forse così riusciranno a mettersi l’anima in pace.