Paolo
Tomatis, Al servizio del dono. La nuova edizione del Messale, ELLEDICI,
Torino 2020. 83 pp. (€ 9.90).
La terza
edizione del Messale in italiano è la traduzione della terza edizione tipica latina
del Missale Romanum di Paolo VI, pubblicato nel 2008. In questi giorni è
in vendita in alcune librerie. L’opuscolo del Prof. Paolo Tomatis è una guida
chiara, immediata e completa alla riscoperta delle particolarità di questa
nuova edizione del Messale Romano. Ecco le pagine dedicate all’Ordo Missae
(pp. 30-32 dell’opuscolo):
Entrando
nel dettaglio della presentazione della nuova edizione del Messale Romano, ci
domandiamo quali cambiamenti testuali e gestuali siano stati apportati nella
struttura generale della Messa. Per farlo, occorre andare alle pagine centrali
del Messale, quelle che presentano il cosiddetto “programma rituale” della
Messa con il popolo. Si tratta dell’antico Ordo Missae (Rituale della
Messa), che presenta la struttura generale della Messa nella sua parte
invariabile.
Scorrendo
la Messa dai Riti di inizio, notiamo piccoli cambiamenti. Nel saluto liturgico
si utilizza il plurale “siano” al posto del singolare “sia”, quando il soggetto
è plurale: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore del Padre e la
comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (cf. 2 Cor 13,13); “La pace,
la carità e la fede da parte di Dio Padre e del Signore nostro Gesù Cristo
siano con tutti voi” (cf. Ef 6,23). Alla possibilità di scelta tra un saluto e
l’altro, corrisponde il riferimento concorde alle parole tratte dalle Scritture:
il fatto che la rubrica dica “oppure” e non “con queste e altre parole” chiede
di scegliere tra i saluti biblici proposti, senza inventarne di nuovi.
L’atto penitenziale
continua a presentare i diversi formulari offerti dal precedente Messale del
1983. Unica variazione di rilievo è nel Confesso, dove l’assemblea si esprime
al maschile e al femminile: “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli e
sorelle… e supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli
e sorelle, di pregare per me il Signore Dio nostro”. La stessa variazione la
troviamo nelle altre monizioni della Messa che prima riportavano solo il riferimento
generico ai fratelli. Nel Gloria cambia il testo: “E pace in terra agli uomini,
amati dal Signore”. Rispetto al testo precedente, che seguiva l’antica
traduzione latina della Vulgata di Girolamo (et in terra pax hominibus bonae
voluntatis) si è più fedeli all’originale greco del testo di Luca, dove gli
uomini sono oggetto della benevolenza e dell’amore di Dio.
La
struttura della Liturgia della Parola rimane invariata: anche in questa
edizione, come nella precedente, è prevista la possibilità di professare il
Simbolo apostolico, al posto di quello niceno-costantinopolitano. Nella liturgia
eucaristica, il rito della presentazione dei doni rimane invariato nei testi e
nei gesti. Nelle preghiere eucaristiche, invece, sulle quali ci soffermeremo a
parte, vi sono piccole variazioni di traduzione, oltre che di posizione (le più
recenti poste in appendice, rispetto alle prime quattro).
Nei riti
di comunione spicca la nuova traduzione del Padre nostro, su cui tanto si è
discusso. Qui le variazioni sono due, è bene ricordarlo: l’aggiunta di un “anche”
(rimetti a noi i nostri debiti, come “anche” noi li rimettiamo ai nostri
debitori) e il “non abbandonarci alla tentazione”. Anche in questo caso si è
cercato di tradurre più fedelmente il testo greco del vangelo, secondo la nuova
edizione della Bibbia CEI 2007. Nell’invito alla pace, compare il linguaggio
del dono: “Scambiatevi il dono della pace”, anziché il più prosaico “segno di
pace”.
Senza
dubbio il cambiamento più significativo è quello che troviamo nel momento rituale
che segue la frazione del pane eucaristico, relativamente alle parole che
accompagnano il gesto del mostrare l’ostia sollevata sulla patena o sul calice.
Anziché la successione: “Beati gli invitati alla cena del Signore: ecco l’Agnello
di Dio che toglie i peccati del mondo”, troveremo la successione: “Ecco l’Agnello
di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena
dell’Agnello”.
Nei riti
di conclusione, infine, è stata aggiunta una nuova formula di congedo, proveniente
dalla terza edizione latina: “Andate e annunciate a tutti il Vangelo del
Signore”. Una piccola variazione riguarda pure la formula: “La gioia del
Signore sia la nostra forza”, che diventa, in sintonia con il testo di Neemia
8,10, “la gioia del Signore sia la vostra forza”.
Come si
può notare, i cambiamenti rituali sono davvero minimi: circa le parti recitate
dall’assemblea, la scelta è stata quella di non apportare alcuna modifica,
eccetto quelle ritenute più necessarie (al Confesso, al Gloria, al Padre
nostro). Merita comunque sostare su alcune di queste variazioni, che per quanto
piccole, sono significative di una sensibilità da affinare e di una ritualità
da valorizzare.