Modello principale del
contenuto di questa preghiera eucaristica è il canone romano (o preghiera
eucaristica I), tutto pervaso da temi sacrificali. Ciò spiega bene la marcata
insistenza della preghiera eucaristica III nel sacrificio; infatti la parola e
il concetto di sacrificio ritornano continuamente nelle sue strofe. Si tratta
di una preghiera eucaristica senza un prefazio proprio, che invece hanno le
preghiere eucaristiche II e IV.
“Padre veramente santo”. Questa
preghiera prolunga il tema del Sanctus e si affaccia sul mistero
eucaristico. Dopo l’indirizzo di lode al Padre, il testo si articola in due
punti:
-La creazione, contemplata
come manifestazione gioiosa di vita e santificazione operata da Dio, è
descritta in modo trinitario: il Padre crea per mezzo del Figlio e nella
potenza dello Spirito Santo.
-In questo contesto cosmico,
celebriamo l’eucaristia (“dall’oriente all’occidente […] si fanno offerte…”:
cf. Ml 1,11), che appare qui come lo specchio in cui si ridisegna tutta l’opera
trinitaria.
Epiclesi consacratoria: “Ora
ti preghiamo umilmente”. Epiclesi, dal greco ἐπίκλησις, significa “invocazione”. Si
chiede a Dio che santifichi i doni in modo che divengano il corpo e il sangue
di Cristo. Anche qui è la SSma Trinità ad agire: si chiede che il Padre
santifichi i doni con l’azione dello Spirito Santo. Questa santificazione richiesta
è quella per la quale si attua il mistero eucaristico per mandato di Cristo. Si
intende quindi eseguire la volontà dell’Istitutore dell’eucaristia, ripetendo
quello che lui stesso ha fatto nell’ultima Cena.
Racconto dell’istituzione. Il racconto dell’istituzione inizia con
l’introduzione che si trova solo in san Paolo: “Nella notte in cui veniva
tradito” (1 Cor 11,23). Alla fine del racconto c’è l’invocazione: “Mistero
della fede”. Come indicano le risposte all’acclamazione, l’eucaristia attua la Pasqua
di Cristo, mistero fondamentale della fede cristiana.
A questo punto, possiamo domandarci: quando e come avviene il
mistero della consacrazione? La posizione classica del cattolicesimo romano
afferma che la consacrazione del pane e del vino avviene quando il sacerdote,
che agisce “in persona Christi”, pronuncia le parole di Cristo
nell’ultima Cena. Dall’epoca scolastica si parla di “transustanziazione”, ossia
di cambiamento della sostanza del pane e del vino in quella del Corpo e del
Sangue di Cristo.
Secondo la posizione classica del mondo ortodosso-cattolico o
bizantino, la consacrazione del pane e del vino avviene quando il sacerdote,
che è tramite tra cielo e terra, nell’epiclesi chiede allo Spirito Santo di
intervenire per la trasformazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di
Cristo. Questa teoria non ama una spiegazione razionale come quella della
“transustanziazione”, afferma semplicemente la realtà del mistero ed evita
volutamente di entrare in altri dettagli.
Le due posizioni sono in un
certo modo complementari: la transustanziazione è congiuntamente richiesta e
operata dall’epiclesi e dalle parole istituzionali. A questo proposito, ricordo
l’accordo sull’eucaristia tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d’Oriente,
siglato dalla Congregazione per la dottrina della fede, in cui è considerata valida
l’anafora o preghiera eucaristica di Addai e Mari, che ha l’epiclesi ma non
contiene le parole istituzionali, anche se vi fa implicitamente riferimento (cf.
L’Osservatore Romano del 26 ottobre 2001). Questa anafora è adoperata
dai cattolici, tanto Caldei quanto Malabaresi, in essa però i missionari occidentali
introdussero le parole istituzionali.
Anamnesi cristologica e
offerta del sacrificio. “Anamnesi” deriva dal greco ἀνά-μνησις, “ricordo”. Il testo latino
“Memores igitur” collega questa sezione con il comando finale del
racconto istituzionale: “Fate questo in memoria di me”. Gesù aveva detto di far
memoria di lui. La preghiera eucaristica identifica la persona di Cristo con la
storia di lui incentrata principalmente nella sua morte, risurrezione e
gloriosa ascensione, in attesa della sua seconda venuta. La partecipazione
all’eucaristia ci prepara all’incontro definitivo con il Signore. Altre
preghiere eucaristiche ricordano anche altri misteri; così, ad esempio, la
preghiera eucaristica IV ricorda anche la discesa di Cristo agli inferi.
Domanda di gradimento del
sacrificio. Il sacrificio in quanto è di Cristo è
infallibilmente gradito al Padre. Ma il discorso è diverso per noi e per la
Chiesa. In quanto è offerta della Chiesa, Dio può gradirla o no. Qui entra in
gioco l’adeguamento degli offerenti, di noi partecipanti, all’amore oblativo di
Cristo. Naturalmente siamo consci che le condizioni richieste non le abbiamo
nella misura che dovremmo averle e per questo, nella preghiera, ci affidiamo
alla bontà di Dio, chiedendogli di guardare l’offerta “con amore” e di riconoscere
in essa “la vittima immolata per la nostra redenzione”.
Epiclesi di comunione. Dall’accettazione
divina dipendono i frutti del sacrificio per “noi che ci nutriamo del corpo e
del sangue” di Cristo: nutrirsi indica sia il gesto corporeo del mangiare sia
l’attività personale del discepolo che vive e si nutre di ogni cosa che fa
parte della vita del maestro. Il frutto principale è l’unità della Chiesa.
Infatti si chiede che lo Spirito Santo ci faccia diventare “in Cristo un solo
corpo e un solo spirito” (cf. 1Cor 10,17).
Intercessioni:
-Domanda della vita eterna. La
prima domanda delle intercessioni pone una premessa: rendici “un sacrificio
perenne a te gradito” per poter possedere poi la vita eterna, e, in questo modo
condividere la sorte dei santi “nostri intercessori”. La vita cristiana è
concepita come culto sacrificale al Padre secondo quanto afferma san Paolo: “Vi
esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, è questo il vostro culto spirituale”
(Rm 12,1). L’atteggiamento oblativo è la spina dorsale della vita cristiana.
-Domanda per il mondo e per la
Chiesa. La preghiera eucaristica volge al suo termine, e la Chiesa
continua a pregare collocandosi all’interno della storia del mondo e prega per
la pace e salvezza del mondo intero. Si passa poi alla Chiesa “pellegrina sulla
terra”, per la quale si chiede che sia confermata “nella fede e nell’amore”. “Non
abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura”
(Eb13,14). Secondo l’ecclesiologia del Vaticano II, nell’enumerazione dei ruoli
e ministeri ecclesiali sarebbe stato meglio iniziare col popolo di Dio per
finire coi ruoli gerarchici.
-Domanda per i vivi. La
supplica prima di tutto è per l’assemblea celebrante, e poi l’orizzonte si
allarga a tutti gli uomini sparsi e “dispersi” per il mondo. Vi è compresa la
domanda dell’unità di tutti i discepoli di Cristo. Secondo Gv 11,52, “l’unità
dei figli di Dio che erano dispersi” è lo scopo della morte di Cristo. Il
vocabolo dispersione evoca la realtà del peccato.
-Domanda per i defunti. Si
prega per tutti i defunti, anche non cristiani: per “tutti i giusti che, in
pace con te, hanno lasciato questo mondo”. Dio per instaurare il suo regno di
giustizia agisce in modo più ampio di quanto lasciano vedere i confini della
Chiesa (cf. Mt 25,31-46).
Dossologia finale. La
dossologia finale è trinitaria. Durante tutta la dossologia si eleva l’ostia e
il calice come segno della lode che sale alla Trinità, ma anche come segno
dell’offerta del Corpo e Sangue di Cristo. Questa offerta esprime la
glorificazione trinitaria massima da parte della Chiesa.
Noto che questa è l’unica
elevazione dei santi doni del Corpo e Sangue di Cristo. Il Messale infatti usa
il verbo latino elevare. Invece, dopo le parole consacratorie sul pane e
sul calice, il Messale adopera il verbo ostendere (mostrare).
CENNI BIBLIOGRAFICI
Enrico Mazza, Le odierne
preghiere eucaristiche. 1/Struttura, Teologia, Fonti (Liturgia e vita), EDB
1984.
Vincenzo Raffa, Liturgia
eucaristica. Mistagogia della Messa: dalla storia e dalla teologia alla
pastorale pratica, nuova edizione (Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae”
“Subsidia” 100), CLV – Edizioni Liturgiche, Roma 2003.
Cesare Giraudo, Stupore
eucaristico. Per una mistagogia della Messa alla luce dell’enciclica “Ecclesia
de Eucharistia”, Libreria Editrice Vaticana 2004.
Matteo Ferrari, La
preghiera eucaristica. Un “cantiere” riaperto dal Concilio (Preghiera e
Liturgia 9), Centro Eucaristico, Ponteranica 2014.