L’Assunzione di Maria celebra il transito
della Madre del Redentore presso Dio, la sua piena e definitiva glorificazione
presso il suo Figlio. I testi biblici che vengono proposti alla nostra
attenzione intendono collocare questo evento nel contesto dell’intero mistero
di Maria. Ci soffermiamo brevemente sul brano evangelico.
Elisabetta,
la sterile, e Maria, la vergine, si abbracciano nello stupore del Dio che opera
ciò che umanamente è impossibile. Elisabetta loda Maria, la proclama beata
perché ha creduto, contro ogni evidenza, al compimento della Parola di Dio.
Maria, invece, riconosce che tutto è opera di Dio e come Maria, la profetessa,
sorella di Mosè, dopo il passaggio del Mar Rosso (Es 15,21), come Anna, la
madre di Samuele, dopo il dono della maternità (1Sam 2,1-10), anche la Madre di
Gesù innalza la sua lode all’Altissimo. Maria non risponde alla lode di
Elisabetta, ma si pone sola davanti al Dio. E in modo sublime proietta la lode
ricevuta al suo Signore e Salvatore, unica sorgente di gioia e solo degno di
onore. Il Magnificat è una bellissima sintesi della storia della
salvezza. Maria si colloca come punto di arrivo di tutto il cammino del popolo
di Dio e come punto di partenza del nuovo popolo dei redenti. Nel Magnificat
si denuncia la menzogna e l’illusione di coloro che si credono signori
della storia e arbitri del loro destino e si va incontro a chi, come Maria, ha
il cuore carico di amore e l’anima distaccata e libera. Il Dio che si rivela
nel Magnificat è il Dio degli umili, dei poveri, degli affamati, degli
ultimi, tra i quali Maria si riconosce: “ha guardato l’umiltà della sua serva”.
“D’ora
in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente”. Maria non esalta se stessa, ma il Signore che l’ha eletta a
strumento del suo amore. Questa è la più grande “vittoria” di Maria: essersi
lasciata possedere tutta da Dio, perché egli manifestasse in lei “la potenza
del suo braccio”. La grandezza di Maria appare nel suo celebrare e riconoscere
che Dio ha fatto tutto in lei, mentre lei si è limitata a credere. Maria ha
osato credere allo sguardo di amore di Dio su di lei.
Celebrando
l’Assunzione di Maria dobbiamo collocare questo evento nella “totalità” del
mistero di Maria. Allora potremo percepire che in questo mistero ci sono i
destini dell’umanità. Quello che in lei è ormai una realtà pienamente
posseduta, lo sarà un giorno anche per noi. Maria assunta diventa icona,
profezia del destino di tutti noi. San Paolo nella seconda lettura ci ricorda
che Cristo è la primizia di questo destino. Maria è la prima creatura di quella
catena di creature che Dio vuole recuperare a sé. La festa odierna è quindi per
noi piena di gioiosa speranza perché in Maria contempliamo e pregustiamo quella
gloria futura alla quale siamo chiamati e destinati.