“Sei un mito”, “È un mistero”,
“Non fare l’eroe”. Sono frasi che fanno parte del nostro
linguaggio quotidiano. Ma come venivano usate le parole mito, eroe e mistero in
origine? E attraverso quali passaggi si sono trasformate per arrivare al
significato che hanno oggi? Il linguaggio religioso dei greci ha subito
bizzarre trasformazioni nella modernità, spesso laicizzandosi, e perdendo ogni
rapporto con la dimensione del sacro. Si pensi al caso della parola “orgia”,
anticamente legata al mondo dei riti religiosi, ma poi risemantizzata in un
senso profano e, addirittura, osceno. È successo però anche il contrario.
Parole che all’inizio non avevano nulla a che fare con il culto divino sono
diventate pilastri linguistici della nuova religione di Gesù. Cristo, Vangelo,
Chiesa, cattolico, angelo, diocesi, vescovo: tutti termini il cui uso nel mondo
pagano rinviava spesso a significati e contesti d’altro genere. Mentre toccherà
a una parola inventata da Platone, “teologia”, designare quella scienza suprema
del divino che i grandi maestri come Pietro Abelardo o Tommaso d’Aquino
insegnavano nelle università medievali.
Fonte: Giorgio Ieranò, Le
parole della nostra storia. Perché il greco ci riguarda, Marsilio, Venezia
2022, p. 61.