Il mito è una dimensione costitutiva, essenziale
dell'animo umano e della sua mente, un bisogno fondamentale e irrinunciabile, cacciato
dalla porta rientra contraffatto e subdolo dalla finestra. Non è verità, non è
finzione e neanche una via di mezzo. È vedere il mondo con altri occhi, sotto
altra luce. Non è oscurantismo, ma diverso splendore. Non è post-verità,
curiosa ossessione di un'epoca relativista che ha in disprezzo la verità, ma
altra cosa dalla verità. Semmai pre-verità perché l'annuncia, la precede, è il
suo epos.
Il mito è quel fondo originario che precede la
storia, la politica, il pensiero, l'arte, la religione e perfino la scienza e
l'economia. È da lì che traggono spunto e incanto, è lì che ritrovano impulso
iniziale ed energia creativa. Ed è lì, nel mito, che si possono ritrovare ora
che sono privi di spinta propulsiva, smarriti, se non morenti. Non resta che il
mito, perché il mito era prima dell’inizio e sarà dopo la fine.
Marcello Veneziani, Nostalgia degli dèi, p.
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