Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc
10,2-16
È
evidente che il tema delle letture bibliche odierne è quello dell’amore fedele
come fondamento del matrimonio. Ma il testo del versetto del canto al vangelo
sembra che allarghi in qualche modo la visuale quando propone come criterio di
lettura del brano evangelico le parole di 1Gv 4,12: “Se ci amiamo gli uni gli
altri, Dio rimane in noi, e l’amore di lui è perfetto in noi”. L’amore fedele,
quindi, non è solo fondamento della vita matrimoniale ma è anche principio di
armonia tra i figli di Dio, tra noi tutti.
La
prima lettura riporta il brano del libro della Genesi dove si narra la
creazione della donna. Le immagini usate dal racconto mettono in risalto
l’uguaglianza in dignità tra l’uomo e la donna. Inoltre, il testo presenta
l’incontro di amore tra l’uomo e la donna come una realtà che rientra
pienamente nel disegno voluto da Dio. Il brano evangelico ci tramanda alcune
affermazioni di Gesù sul matrimonio in risposta ad una domanda fattagli dai
farisei. La domanda verte su se sia lecito o meno ad un marito ripudiare la
propria moglie. Come evidenzia il testo, tale possibilità era prevista dalla
legge di Mosè. Gesù, superando i termini angusti in cui viene posto il
problema, va alla radice della questione ed afferma che questa norma era stata
scritta “per la durezza del vostro cuore”, e colloca poi il rapporto uomo-donna
nella visione originaria di Dio in cui un tale ripudio non era contemplato.
Rientrati poi a casa, Gesù risponde ad una nuova interrogazione su questo
argomento fatta questa volta dai discepoli riaffermando la natura indissolubile
dell’amore matrimoniale e la pari dignità che in esso hanno l’uomo e la donna.
Per capire meglio le parole di Gesù, è utile che ci soffermiamo
sull’espressione: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma…” Cosa intende affermare
Gesù?
L’immagine
del “cuore indurito” richiama la denuncia dei profeti contro l’atteggiamento
degli israeliti che non erano in grado di cogliere il senso dell’azione e della
parola di Dio. I profeti però al tempo stesso che fanno questa denuncia,
promettono - almeno dopo l’esilio - che Dio farà loro dono di un cuore nuovo.
Così, ad esempio, è conosciuto il testo di Ezechiele che parla del dono che Dio
farà di un cuore di carne in sostituzione del cuore di pietra affinché i figli
d’Israele siano capaci di pulsare in sintonia con il progetto di Dio. Queste
promesse si realizzano pienamente in Gesù Cristo. In lui siamo stati
santificati (cf. seconda lettura). In lui possiamo quindi essere liberati dalla
durezza del nostro cuore e comprendere e vivere le esigenze di Dio. L’amore
umano è fragile, minacciato continuamente dalla debolezza. Ma chi apre il suo
cuore a Dio riceve la forza per portare a compimento il progetto divino. Per i
discepoli di Gesù, “sposarsi nel Signore” significa lasciarsi condurre dallo
Spirito ed accettare una possibilità inedita, che Dio rende possibile con la
sua grazia.