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domenica 23 febbraio 2025

L’UNICO ED ETERNO SACRIFICIO DI CRISTO


 


Cristo, essendo solidale con l’umanità in senso reale e non metaforico, diviene il perfetto mediatore: egli è come un ponte che ha una base nei cieli, ove Cristo è assiso come Figlio di Dio, e un altro fondamento sulla terra, ove Cristo è fratello degli uomini e delle donne, sofferente come loro e votato come loro alla morte. Proprio questa unità di divino e di umano, fa sì che il suo sacrificio sia incastonato nella storia ma sia anche un atto eterno. Il nostro oratore usa a più riprese (Eb 7,27; 9,12.26.28; 10,10) l’espressione greca ephápax, “una volta per sempre”, per indicare l’intreccio di tempo e di eterno che si consuma sulla croce del Golgota. Il sacrificio di Cristo accade un volta sola, in una data e in un luogo preciso, ma non si esaurisce là.

All’interno di quell’evento, infatti, c’è il seme del divino e quindi di un’eternità che pervade tutti i secoli, sostiene tutte le celebrazioni cristiane, si irradia nella distesa del tempo e dello spazio, alimenta la vita di tutti i credenti, salva le generazioni umane. Un unico sacrificio, ma una presenza ininterrotta; un unico sacrificio che si effonde nella molteplicità dei riti; un'unica alleanza che però coinvolge l’intera umanità. “Con un’unica offerta Cristo ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,14).

 

Fonte: Gianfranco Ravasi, Ero un blasfemo, un persecutore e un violento. Biografia di Paolo (Scienza e Idee 370), Raffaello Cortina Editore, Milano 2024, p. 129.