Enzo
Bianchi, Gesù e le donne, Einaudi,
Torino 2016. 126 pp.
Enzo
Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, in questo volumetto ci
offre una bellissima riflessione sul rapporto tra Gesù e le donne presenti nella
sua vita e nel suo ministero. Da profondo conoscitore delle Sacre Scritture,
l’Autore, dopo un’analisi sommaria della cultura del tempo di Gesù,
essenzialmente patriarcale, si propone di illustrare come Gesù si sia collocato
in rapporto alle donne e alla loro condizione. Non prende in esame la figura di
Maria, madre del Signore, il cui ruolo nella storia della salvezza resta unico.
L’opera è divisa in due parti: Gesù e le donne nei Vangeli sinottici (pp.
17-68); Gesù e le donne nel quarto Vangelo (pp. 69-124).
L’entourage
di Gesù, secondo Luca (8,1-3), era costituito dai Dodici e alcune donne. Anzi,
secondo Matteo (27,55), tra i seguaci di Gesù vi erano “molte donne”. Anche se
nei vangeli non è mai attestato il termine “discepola/discepole”, Gesù tratta
alcune donne alla stregua di vere discepole. E’ un fatto che comporta una
rottura che Gesù compie con la tradizione, perché in quel tempo era inaudito
che delle donne seguissero un rabbì, un maestro. La partecipazione di queste
donne alla vita comune del gruppo dei discepoli è sicura e il loro aiuto alla
missione di Gesù è reale e chiaramente riconosciuto.
Di
alcune delle donne che seguivano Gesù conosciamo il nome, ma Gesù ha avuto
anche incontri casuali con diverse donne anonime. Nei vangeli sinottici è
narrata una decina di questi incontri. Enzo Bianchi analizza gli incontri di
Gesù con la donna malata di emorragia uterina; la donna straniera trovata nella
regione di Tiro; la vedova di Nain; la peccatrice in casa di Simone il fariseo;
le sorelle Marta e Maria; la donna curva; la vedova povera; la donna anonima
che unge Gesù in Betania; le donne apostole del Risorto.
Nel
vangelo di Giovanni la presenza delle donne è più rilevante che nei sinottici,
non solo quantitativamente ma soprattutto qualitativamente. La scelta di
Giovanni di porre sempre in dialogo con Gesù una sola persona, volta per volta,
facilita il confronto relativo con lui e, nel contempo, rende esemplari i vari
personaggi. Enzo Bianchi descrive con dettaglio i rapporti di Gesù con la donna
samaritana; la donna sorpresa in adulterio; le sorelle Marta e Maria; Maria
Magdalena, apostola degli apostoli. Di quest’ultima, Enzo Bianchi nota che
riunisce in sé le condizioni richieste per l’apostolato: ha seguito Gesù dalla
Galilea, è stata testimone della sua morte e sepoltura, ha visto il Risorto ed
è stata da lui inviata per una missione di testimonianza, esattamente come i
Dodici apostoli.
Negli
Atti degli Apostoli e negli altri scritti neotestamentari nulla si dice sulle
donne discepole. Enzo Bianchi si domanda se ci furono tensioni tra il loro
gruppo e quello dei Dodici. Nei libri apocrifi vi sono allusioni al riguardo.
“Va riconosciuto che prima il silenzio, poi il disprezzo è caduto sulle donne
discepole, al punto che sono state dimenticate” (p. 114).
Al
termine del libro, sono ricordate alcune parole di Gesù che riguardano la
donna. Di fronte alla donna che grida: “Beato il grembo che ti ha portato e le
mammelle che hai succhiato!” (Lc 11,27), Gesù esprime una riserva: “Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono” (Lc 11,28).
Nella visione cristiana, per una donna l’onore supremo non consiste nel
diventare madre, ma è il discepolato alla sequela di Gesù che può dare pienezza
di realizzazione alla donna come all’uomo.
Enzo
Bianchi crede, con Marinella Perroni, che tra il primo e il secondo secolo
cristiano ci è stato un processo involutivo che ha portato alla
marginalizzazione delle donna nella comunità cristiana. E conclude con queste
parole: “Sarebbe necessario che la Chiesa, le chiese, senza paura tornassero
semplicemente a ispirarsi alle parole e al comportamento di Gesù verso le
donne, assumendone i pensieri, i sentimenti, gli atteggiamenti umanissimi e,
nello stesso tempo, decisivi anche per la forma della comunità cristiana e dei
rapporti in essa esistenti tra uomini e donne, che ormai sono tutti una sola
cosa in Cristo Gesù” (p. 124).
M.
A.