Gl
2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
La
Quaresima che oggi iniziamo non propone nulla di straordinario rispetto alle esigenze
fondamentali della vita cristiana. Esse vengono solo richiamate con insistenza
perché ci si sforzi, sul piano personale e comunitario, di integrarle o
reintegrarle meglio nella vita quotidiana. Possiamo dire con san Paolo che la
Quaresima è semplicemente un “momento favorevole” per fare una verifica attenta
della nostra vita e renderla così sempre più conforme alle esigenze del nostro
battesimo (cf. seconda lettura).
La
grazia del battesimo non libera la nostra natura dalla sua debolezza, né dall’inclinazione
al peccato che la tradizione chiama “concupiscenza”, la quale rimane in noi
anche dopo il battesimo perché sosteniamo le prove quotidiane nel combattimento
della vita cristiana, aiutati dalla grazia di Cristo: “La drammatica condizione
del mondo che ‘giace’ tutto ‘sotto il potere del maligno’ (1Gv 5,19), fa della
vita dell’uomo una lotta” (Catechismo
della Chiesa Cattolica, n.409). Nelle invocazioni delle Lodi mattutine di
questo mercoledì delle Ceneri l’itinerario quaresimale viene presentato come un
tempo per “ricuperare pienamente il senso penitenziale e battesimale della vita
cristiana”. Questo itinerario è fatto d’un “morire” e d’un “risorgere”. Si
tratta di un “cammino di conversione”. “Convertirsi” è una scelta che comporta
un cambiamento radicale del modo di pensare e di vivere, si tratta cioè di
acquisire un modo di pensare e di vivere secondo il vangelo, come ci ricordano
le parole con cui viene imposta su ciascuno di noi la cenere all’inizio della
Quaresima: “Convertitevi, e credete al vangelo” (Mc 1,15).
La
comunità cristiana nel suo cammino quaresimale è quindi chiamata a prendere una
più lucida coscienza della realtà e delle esigenze del proprio battesimo.
Seguendo la dottrina dei Padri, pratiche quaresimali tradizionali atte a raggiungere
questo scopo sono il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Nell brano evangelico
odierno, Gesù parla della nuova giustizia superiore all’antica e ne illustra le
caratteristiche applicandole alle tre pratiche fondamentali della pietà
giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.
Le
preghiere del Messale ritornano frequentemente sulle tre pratiche tradizionali
del Tempo quaresimale. Il prefazio quaresimale IVo illustra i frutti
del digiuno; il IIIo esalta la vittoria sull’egoismo che si esprime
nella pratica dell’elemosina; il I parla dell’assiduità “nella preghiera e
nella carità operosa”. La colletta della domenica IIIo, esordisce
con queste parole: “O Dio misericordioso, fonte di ogni bontà, tu ci hai
proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità…”
La pratica quaresimale è vista sempre come strumento del rinnovamento
interiore. Ciò viene sottolineato in modo particolare dai testi che vanno dal
mercoledì delle Ceneri al sabato seguente: l’orazione dopo la comunione d’oggi
parla del digiuno “efficace per la guarigione del nostro spirito”; e la
colletta del prossimo venerdì auspica che “all’osservanza esteriore corrisponda
un profondo rinnovamento dello spirito”.
Le
tradizionali pratiche quaresimali vanno accompagnate dall’ascolto assiduo della
parola di Dio Il cammino quaresimale è quindi anche un cammino di fede, che non
può essere fatto senza un costante riferimento alla parola di Dio che la Chiesa
distribuisce con abbondanza in questo tempo santo.