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domenica 28 aprile 2019

LA MESSA ADATTATA ALL’INDOLE DEL POPOLO CONGOLESE






Il 30 aprile del 1988 la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti approvò il nuovo Ordinario della Messa adattato all’indole e caratteristiche del popolo congolese. La scorsa Domenica di Pasqua ho partecipato alla Messa nella chiesa della Natività di Gesù (“Deo Infanti sacrum” è scritto nell’architrave della chiesa), in cui la comunità congolese di Roma si raduna per le celebrazioni liturgiche. 


Musiche, colori, grande partecipazione con movimenti ritmici, danze e gesti vari. Tutto l’essere rende culto, e non solo lo spirito: espressioni corporali, orali, musicali, plastiche, decorative. La celebrazione è iniziata con la processione del presbitero celebrante con i diversi ministranti presieduta dalla Croce. Il coro ha cantato più volte e con entusiasmo l’Alleluia con una musica travolgente. 


La celebrazione è pervasa da un senso di comunione molto forte, tipico della vita dell’africano: comunione degli uomini con Dio e tra loro, tra i vivi e i defunti, tra gli uomini e il cosmo. Mi ha colpito, in modo particolare, la danza intorno all’altare durante il Gloria. Il presbitero celebrante (con l’incensiere in mano) e i diversi ministranti girano più volte intorno all'altare a ritmo di danza. Questa danza intende manifestare la volontà di comunicare alla forza vitale che proviene dall’altare del sacrificio di Cristo. Da notare anche che i fedeli tengono le mani alzate durante le preghiere sacerdotali; un modo per manifestare la comunione con la preghiera del sacerdote che presiede la Messa.


Sono alcune delle sensazioni che ho percepito durante la celebrazione. Mi sono domandato: i cosiddetti abusi, che purtroppo non mancano nelle celebrazioni liturgiche, non sono forse un segno che le nostre assemblee hanno bisogno di qualcosa di simile (naturalmente, "mutatis mutandis") a quello che ho visto e sperimentato nella piccola chiesa della Natività di Gesù? Alcuni diranno che in questo modo si rischia di celebrare sé stessi, di ridurre la Messa ad una festa “orizzontale”, in cui il mistero non occupa il posto centrale. Forse, talvolta…, ma il problema rimane.


M. A.