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domenica 9 giugno 2019

LA GIOIA FESTIVA






San Tommaso associa il termine delectatio, che indica il piacere, al termine dilectatio, che indica l’esperienza della “dilatazione” fisica e spirituale insieme, che è conseguenza della gioia cristiana. L’assonanza fonetica tra l’aggettivo laetus (da cui deriva la laetitia) e l’aggettivo latus (largo) fa pensare alla capacità della gioia di dilatare lo sguardo e il cuore, oltre ogni chiusura, verso spazi di comunione e libertà. E’ quello che cerca di fare la festa, la cui vocazione è quella di dilatare la gioia nella globalità delle dimensioni della vita e nella totalità del coinvolgimento interpersonale.

[…]

Lodare, ringraziare, incontrare, mangiare, danzare, giocare, ridere, riposare, correre, camminare: sono i verbi della festa, attraverso i quali prende forma la gioia cristiana. Sono azioni complesse da attivare, dal momento che hanno bisogno di spontaneità e insieme di una certa disciplina, proprio come il rito. Là dove la comunità impara l’arte della festa comunitaria, quest’ultima non diventa più la scusa o l’occasione pastorale per fare delle cose, allo scopo di rianimare la comunità. La festa diventa l’incontro dei sensi con il senso pasquale della vita: il luogo teologico in cui la vita è evangelizzata a partire dai bisogni e dai desideri del cuore; il tempo nel quale il Vangelo è incarnato in una promessa di vita che non mette tra parentesi le fatiche della terra, ma lascia intravedere, alla luce di un cielo più alto e di una speranza più grande, il tempo dei fiori e dei frutti; lo spazio in cui il “corpo spirituale” entra in comunione con il corpo degli altri, della comunità, del creato, nella comunione con Dio,



Fonte: Paolo Tomatis, Il pozzo e la sorgente. Sensi e sentimenti nella liturgia, Messaggero, Padova 2019, pp. 115 e 117.