LE IMMAGINI NELLO SPAZIO LITURGICO
La tradizione estetica
recente, quella della cultura tridentina, ci ha lasciato in eredità una grande
passione per un tipo di arte che assolveva al compito di illustrare figurativamente i contenuti della fede.
Le chiese di tradizione erano (e sono) costruite come potenti apparati catechistici
per immagini. Il ruolo dell’arte nella liturgia si è quindi alquanto
identificato con questo compito illustrativo e con la sua natura figurativa
(verrà in mente a molti quante parole si siano spese sul dibattito tra
figurativo e astratto).
Per molti la questione dell’arte
nella liturgia resta il problema di avere quadri, affreschi, mosaici, sculture
che semplicemente prolunghino la tradizione figurativa del racconto dogmatico.
Mi chiedo se il senso della riforma liturgica non sia stato quello di
distogliere relativamente lo sguardo da questo primato della figurazione
illustrativa per riportare attenzione sull’azione
liturgica, che ha nei suoi luoghi principali gli oggetti estetici di cui
avere massima cura.
L’attenzione estetica
prevalente, anche in senso artistico, dovrebbe essere reclamata per l’altare,
per l’ambone, per il battistero, dove prende sostanza l’esercizio spirituale
della fede, che oggi sa stare con più coscienza nella pienezza del gesto che
compie, con meno necessità di mediazione illustrativa. Oggi, per fare un
esempio, mediamente i credenti frequentano consapevolmente la Scrittura, non
hanno bisogno di vederla surrogata mediante le immagini.
La cura estetica andrebbe
indirizzata a rendere persuasivo l’atto della parola che sull’ambone rinnova il
darsi della rivelazione per il presente. Questo non vuol dire eliminare le
immagini dalle chiese. Significa però la sapienza di relativizzarne il compito
rispetto allo spirito di una nuova liturgia. Significa anche liberarsi di
quella ossessione per il “figurativo” che, coltivata senza i necessari talenti,
va seminando nelle nostre chiese oggetti e immagini di una melanconia quasi
impossibile da definire.
Mi sembra che anzitutto il compito
estetico nella liturgia andrebbe applicato ai gesti e ai luoghi del rito,
conquistando più libertà nei confronti delle immagini.
Fonte: Giuliano Zanchi, Luoghi della grazia. La liturgia e i suoi
spazi, San Paolo 2018, pp. 144-145.