Nell’ordinario
della vita, dove l’uomo “ferialmente” risponde alla sua vocazione, la
festa domenicale risveglia l’uomo dal torpore della routine e lo riabilita di
nuovo allo stupore per la salvezza immeritata. Anzi, ogni Eucaristia celebrata
anche nei giorni feriali, così come le parti della Liturgia delle Ore nel
fluire dei giorni, non annullano e non mortificano la ferialità con le sue
attese e le sue fatiche, ma sul terreno sassoso e deserto dei giorni
apparentemente sempre uguali scendono benefiche la pioggia della Parola e la
rugiada vivificante dello Spirito. Per quanto l’uomo si dia da fare o rimanga
inattivo, “dorma o vegli, di notte e di girono”, Dio è continuamente all’opera
e “il suo seme germoglia e cresce” (Mc 4,27). E se questo dinamismo
sorprendente dell’agire divino è caratteristica di tutto l’anno, traspare in
modo significativo nel tempo ordinario, quando al centro dell’azione
celebrativa non c’è un mistero della fede, ma il mistero di un Dio che
non cessa di operare la salvezza nell’oggi dell’uomo che diventa l’oggi
di Dio (cfr. Lc 4,21; 5,26; 19,5; 19,9).
FONTE: Loris Della Pietra – Gianni Cavagnoli, “Cristo
ieri, oggi e per sempre”. L’inedito cammino della Chiesa nell’anno liturgico (Preghiera
e Liturgia 13), Centro Eucaristico, Ponteranica (BG) 2019, p. 85.