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domenica 20 ottobre 2019

LA CRISI DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA


 

Andrea Grillo – Daniela Conti, Fare penitenza. Ragione sistematica e pratica pastorale del quarto sacramento (Comunità cristiana: Linee emergenti, Nuova serie), Cittadella Editrice, Assisi 2019. 248 pp. (€ 17,50).

 

I due Autori ci offrono due contributi complementari: una teologia del sacramento esaminata nella sua complessità e restituita alla sua essenzialità, in vista di una pratica coerente (Grillo); un quadro realistico della prassi pastorale del quarto sacramento e in particolare della “prima confessione” (Conti).

 

La Chiesa ha molti modi di “fare penitenza”, ma il “sacramento della penitenza” ha assorbito gradualmente tutta l’esperienza penitenziale, identificando di fatto, almeno negli ultimi tre secoli, la “penitenza della Chiesa” con la “assoluzione sacramentale”. Non vi è dubbio che il sacramento della penitenza conosce oggi una certa crisi non solo di quantità, ma anche di qualità. Tuttavia la diminuzione di coloro che lo frequentano non significa automaticamente una crisi di senso.

 

Il sacramento della penitenza deve essere considerato come una via non ordinaria di esercizio della penitenza. Il battesimo e l’eucaristia abilitano a vivere la riconciliazione con l’esercizio ordinario della penitenza. Questa penitenza non ha bisogno di “altri” sacramenti al difuori del battesimo e della eucaristia. Se però il cristiano cade nel peccato grave, allora il battesimo e l’eucaristia conoscono una grave crisi. A tale crisi rimedia il sacramento della penitenza, riabilitando il cristiano all’esercizio del proprio battesimo nella comunione eucaristica. La penitenza in questo caso si fa “sacramento” diverso dall’eucaristia, perché deve rimediare ad una grave crisi di appartenenza ecclesiale. Questo non significa che il IV sacramento risulti strutturalmente ridimensionato: esso viene invece pienamente valorizzato perché ricondotto alla sua funzione più propria.

 

La prassi della confessione previa alla prima comunione induce a ritenere che il sacramento della penitenza sia un sacramento dell’Iniziazione, finalizzato a far sì che il fanciullo possa vivere in pienezza la comunione con Cristo e con la Chiesa nell’eucaristia, e non un sacramento della guarigione, il cui fine è ri-portare alla comunione piena perduta a causa del peccato. Ponendo necessariamente il IV sacramento nel normale passaggio tra battesimo ed eucaristia risulta difficile cogliere l’unitarietà dei sacramenti dell’Iniziazione e si alimenta l’idea che il IV sacramento sia sempre necessario per fare la comunione, inducendo una minor frequenza all’eucaristia o una eccessiva frequenza alla confessione ridotta ad un atto puramente necessario.

 

Ho riassunto ciò che mi pare la sostanza di quanto i due Autori sviluppano con chiarezza e competenza. È un volume che deve far riflettere sia ai teologi che agli impegnati nella vita pastorale.

 

M. Augé