Il Libro dei riti (Lifi),
attribuito a Confucio, è uno dei Cinque
classici cinesi. Si tratta di una raccolta di quelle
norme di comportamento (sia rituale sia di condotta quotidiana e di etichetta)
che il confucianesimo considerava essenziali per mettere l'azione umana in
armonia con l'ordine universale.
Gian Antonio Stella, in un intervento pubblicato sul Corriere
della Sera il 19 di questo mese dal titolo “Perché per noi è fondamentale
l’addio ai defunti”, riporta un brano di questo famoso libro di Confucio: “un
pappagallo può imparare a parlare, ma resterà comunque un uccello. Una scimmia
può imparare a parlare, ma resterà comunque una bestia priva di ragione. L’uomo
che non si attiene ai riti, benché possieda la favella, ha il cuore di un
essere privo di ragione. (…) Così i grandi saggi apparsi nel mondo hanno
formulato le norme di condotta per ammaestrare gli uomini e per consentir loro
di distinguersi dalle bestie tramite l’osservanza dei riti”.
Forse possiamo fare tesoro di questo antichissimo
insegnamento sia per rispettare le norme di comportamento quotidiano sia per
rispettare la normativa rituale dei libri liturgici.