Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11;
Mt 26,14 – 27,66
Questa domenica introduce
nella celebrazione del mistero pasquale di Gesù, mistero di morte e di vita.
Ecco perché la liturgia ci presenta questi due quadri: l’ingresso trionfale di
Gesù a Gerusalemme in cui la folla lo acclama re benedetto dal Signore e le ore
tragiche del tradimento, della solitudine e della passione e morte in croce.
Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e
risurrezione. Al tempo stesso che noi commemoriamo questo evento, chiediamo la
grazia di seguirlo fino alla croce, per partecipare della sua risurrezione (cf.
colletta).
La prima lettura, tratta dal
profeta Isaia, parla di un giusto sempre disponibile all’ascolto della parola
di Dio e alla proclamazione del messaggio di salvezza a favore degli oppressi,
e quindi proprio per questo perseguitato. Questo servo giusto e fedele di Dio
trova il suo pieno riscontro nel Cristo che deve pagare con la morte la sua
volontà di liberare l’uomo dalla oppressione che lo tiene in soggezione. Il
racconto della passione, che leggiamo nel vangelo di Matteo, descrive questo
dramma. Infine, san Paolo nella seconda lettura ci ricorda che in questo modo
Cristo è giunto alla vita e ha aperto a noi le porte della vita. Il prefazio
della messa proclama sinteticamente: “Con la sua morte lavò le nostre colpe e
con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza”.
La passione e morte di Gesù è
raccontata dai quattro evangelisti con diversità di accentuazioni. Le caratteristiche
fondamentali del modo con cui Matteo presenta la figura di Gesù negli eventi
della passione si possono riassumere attorno a tre temi fondamentali: - Gesù
subisce l’oltraggio degli uomini, ma lo fa in modo pienamente consapevole e non
passivo, rimanendo pieno padrone della propria sorte. La morte non è stata per
lui una fatalità ineluttabile a cui rassegnarsi, ma una scelta sofferta e
consapevole di coerente fedeltà. - La passione e morte di Gesù è il compimento
delle Scritture e quindi delle promesse di salvezza fatte da Dio al popolo
d’Israele. Matteo, insistendo sulla realizzazione delle Scritture, ci fa capire
che il progetto di Dio e l’obbedienza del Figlio a Lui vanno avanti nonostante
l’incomprensione e l’ostilità dell’uomo, anzi, paradossalmente proprio
attraverso di esse. - La morte di Gesù è presentata come un evento definitivo
nella storia dell’umanità. Con il suo sacrificio, Gesù inaugura un nuovo
periodo della storia, i cosiddetti tempi ultimi, i tempi in cui ha inizio il
dominio di Dio sul mondo. Gli sconvolgimenti tellurici, la terra che trema e le
rocce che si spezzano, ne sono un segno.
Nel dramma di Gesù si compie
il dramma di ciascuno di noi. La sofferenza che proviene dalla coerenza e dalla
fedeltà a Dio, alla verità, alla giustizia, apparentemente porta alla
sconfitta, al fallimento, addirittura alla morte; in realtà però, essa conduce
alla vita. Così è stato in Cristo, e così è in noi.