1Re
3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,42-52
Non tutte le cose hanno la
stessa importanza. Nella nostra vita quindi ci sono delle priorità da
difendere. Lo ha capito Salomone, di cui parla la prima lettura. Egli,
diventato re in giovane età, si sente inadeguato al grande compito di governare
il popolo di Dio. Nella sua preghiera al Signore, Salomone non chiede né lunga
vita, né ricchezze, né il trionfo personale, ma ciò che egli crede sia più
importante: “un cuore docile perché sappia rendere giustizia” al popolo e
“sappia distinguere il bene dal male”. Salomone chiede insomma la “saggezza nel
governare”. Il giovane re ha fatto una scelta giusta, ha saputo discernere e
scegliere ciò che è veramente prioritario.
Tutta la nostra vita è una
continua ricerca di qualcosa di appagante e di stabile che non riusciamo però
mai a trovare pienamente e definitivamente. Tutto è precario e tutto invecchia
assai rapidamente. Cosa cerca veramente il nostro cuore? Nella prima parte del
brano evangelico d’oggi, Gesù parla di un bracciante che sta lavorando un campo
e vi trova un tesoro; e di un mercante, appassionato di perle, che trova la
pietra preziosa che aveva sognato per tutta la vita. Due esperienze diverse; la
prima casuale, la seconda preparata con una lunga ricerca. Ma l’effetto è lo
stesso: “va… vende tutti i suoi averi e compra quel campo…, compra la perla”.
Sono immagini eloquenti che intendono dare una risposta alla ricerca di senso
che pervade la nostra vita. Come l’uomo che ha trovato un tesoro nascosto o il
mercante che ha trovato una perla preziosa, il cristiano è collocato dalla sua
fede di fronte all’unico Salvatore di tutti, l’unico mediatore tra Dio e gli
uomini, l’unico Nome nel quale è dato agli uomini di essere salvi.
La parola di Dio in questa
domenica ci invita a scegliere la strada che conduce al tesoro nascosto, a
quella perla il cui grande valore non verrà mai meno per l’eternità. Come il re
Salomone, anche noi siamo incoraggiati a chiedere al Signore che ci dia un
“cuore saggio e intelligente” per saper discernere e scegliere i veri valori
della vita, quelli che non invecchiano mai. Si tratta di dire sì al Signore
che, come afferma la lettera ai Romani, vuol salvare gli uomini
predestinandoli, chiamandoli, giustificandoli e glorificandoli. Nella ricerca
di Dio e del suo regno tanti sono gli smarrimenti e tante le nostre debolezze.
Ma san Paolo ci ricorda che per chi ama Dio e lo cerca con cuore sincero, tutto
finisce per concorrere al bene di quella vita piena alla quale siamo chiamati
in Cristo. Non si tratta di una affermazione ottimistica di chi vuol vedere
tutte le cose sotto un’angolazione serena; è l’affermazione di fede di chi sa
che la storia non sfugge al controllo di Dio e, d’altra parte, sa che Dio ci ha
amato fino a donare per noi il suo Figlio.
L’eucaristia è dono di
sapienza, certo superiore a quello chiesto da Salomone. E’ “memoriale perpetuo”
della passione di Cristo, “dono del suo ineffabile amore… per la nostra
salvezza” (preghiera dopo la comunione).