Sap
12,13.16-19; Sal 85; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43
La prima lettura biblica,
tratta dal libro della Sapienza, parla di un Dio che pur essendo “padrone della
forza”, governa “con molta indulgenza” e concede dopo i peccati la possibilità
di pentirsi. Sulla stessa linea, la parabola del grano e della zizzania
(gramigna), riportata dalla lettura evangelica, ci mostra il volto di un Dio
paziente, capace di aspettare, pronto a darci la possibilità di scegliere, di
crescere, di maturare, e disposto sempre a perdonare. Dio rispetta la nostra
libertà e i nostri ritmi. Egli non vuole dei burattini, docili strumenti senza
cuore. Dio vuole l’amore della sua creatura e perciò rispetta la sua libertà.
Le altre due brevi parabole del granello di senape e del lievito, riportate
dalla pagina evangelica, adombrano la potenza di espansione del regno di Dio.
Nel nostro mondo il bene e il
male convivono anche dentro di noi. Siamo invitati a prendere coscienza con
realismo della presenza del male nel mondo e in ognuno di noi: “Tutti i membri
della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori. In
tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora
mescolata al buon grano del Vangelo” (Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 827). Dinanzi a questa realtà bisogna evitare
due estremi: l’esserne succubi o il volerlo stroncare ad ogni costo e in tutte
le sue manifestazioni. Pretendere di cancellare radicalmente tutto il male che
c’è nel mondo è lo stesso che sopprimere la libertà dell’uomo con il rischio di
uccidere l’uomo stesso. Certamente la libertà non equivale al diritto di fare
il male, ma apre all’uomo la possibilità di orizzonti di bene. In ogni modo,
Dio non vuole limitare la nostra libertà anche se alla fine del nostro
pellegrinaggio chiederà conto dell’uso che ne avremo fatto. Gesù con le sue
parabole ci fa capire che il regno di Dio ha un inizio (il momento in cui il
seme viene seminato nel campo del cuore dell’uomo), una fine (il tempo della
mietitura), separati da un tempo di crescita. Non dobbiamo quindi essere
precipitosi, fare delle discriminazioni premature.
La tolleranza del padrone
della messe stimola anche noi a un comportamento di comprensione. La vera forza
dell’uomo non si manifesta nella vendetta, ma nel perdono. I sistemi del
puritanesimo, dell’integralismo, del rigorismo e del massimalismo sono estranei
allo spirito del Vangelo di Gesù. Se Dio è buono e perdona (cf. salmo
responsoriale), anche noi dobbiamo avere il coraggio del perdono. Come ci
ricorda san Paolo nella seconda lettura, nei nostri rapporti con Dio e con gli
altri dobbiamo affidarci allo Spirito che “viene in aiuto alla nostra
debolezza”. Lo Spirito Santo opera in modo continuo nel nostro cuore e orienta
il nostro spirito perché sappiamo crescere nella vitalità che viene dall’alto.
Fonte di ogni bontà, Dio non è direttamente né indirettamente causa del male.
Rispettando la libertà della sua creatura, Dio lo permette e, misteriosamente,
egli sa trarre il bene anche dal male.