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domenica 29 novembre 2020

DOMANDE RICORRENTI SULLA CELEBRAZIONE

 



 

Silvano Sirboni, Come celebrare il Mistero di Cristo. La liturgia tra domande e risposte (Spazio liturgia 6), Paoline, Milano 2020. 174 pp. (€ 13,00).

 

Don Sirboni, noto liturgia con gande sensibilità pastorale, in questo volume risponde in maniera chiara e semplice a domande ricorrenti sulla celebrazione dei sacramenti e in particolare dell’Eucaristia. Le domande (con le relative risposte) sono distribuite in sei gruppi: l’arte del celebrare; la celebrazione eucaristica; atteggiamenti e gesti; musica e liturgia; ministri e ministeri; questioni varie.

Ecco la risposta a una domanda sul bacio dell’altare nelle concelebrazioni (pp. 74-75):

[…] Il bacio dell’altare, dopo quello di pace, è nella celebrazione liturgica il più antico e venerato come il simbolo stesso di Cristo. Quando all’interno delle chiese, nel primo millennio, non vi era ancora la custodia eucaristica, era l’altare che i fedeli veneravano entrando in chiesa.

Nel tardo Medioevo, quando il sacerdote, per complesse ragioni semplicemente logistiche e per niente teologiche, cominciò a voltare le spalle all’assemblea (X-XI secolo), si moltiplicarono significativamente i baci all’altare ogni volta che il sacerdote voltava a esso le spalle per rivolgersi ai fedeli col saluto rituale: Dominus vobiscum. Questo dice quanto sia importante la mensa eucaristica nella simbologia liturgica. Perché, allora, contrariamente a ciò che è previsto nei riti d’ingresso, al termine della concelebrazione solo il celebrante principale e il diacono baciano l’altare?

Ci troviamo a fronte di una discrepanza. Il Cerimoniale dei vescovi (1984), per quanto riguarda la conclusione della concelebrazione, così recita: “Il vescovo di norma bacia l’altare e fa ad esso la debita riverenza. Anche i concelebranti e tutti coloro che si trovano nel presbiterio salutano l’altare come all’inizio (CE 170).

Le Premesse al Messale Romano (2004), invece, recitano così: “I concelebranti, prima di allontanarsi dall’altare, fanno un profondo inchino. Il celebrante principale, invece, con il diacono venera l’altare (OGMR 251). Quest’ultima norma, più recente, è quella che viene normalmente seguita per ovvie ragioni pratiche. Nelle grandi concelebrazioni presiedute dal Papa sovente i sacerdoti sono già collocati ai loro posti e non è possibile il bacio né all’inizio, né al termine. Del resto l’inchino profondo è un sufficiente gesto di venerazione.