Silvano Sirboni, Come
celebrare il Mistero di Cristo. La liturgia tra domande e risposte (Spazio
liturgia 6), Paoline, Milano 2020. 174 pp. (€ 13,00).
Don Sirboni, noto liturgia con
gande sensibilità pastorale, in questo volume risponde in maniera chiara e
semplice a domande ricorrenti sulla celebrazione dei sacramenti e in
particolare dell’Eucaristia. Le domande (con le relative risposte) sono
distribuite in sei gruppi: l’arte del celebrare; la celebrazione eucaristica;
atteggiamenti e gesti; musica e liturgia; ministri e ministeri; questioni
varie.
Ecco la risposta a una domanda
sul bacio dell’altare nelle concelebrazioni (pp. 74-75):
[…] Il bacio dell’altare, dopo
quello di pace, è nella celebrazione liturgica il più antico e venerato come il
simbolo stesso di Cristo. Quando all’interno delle chiese, nel primo millennio,
non vi era ancora la custodia eucaristica, era l’altare che i fedeli veneravano
entrando in chiesa.
Nel tardo Medioevo, quando il
sacerdote, per complesse ragioni semplicemente logistiche e per niente
teologiche, cominciò a voltare le spalle all’assemblea (X-XI secolo), si
moltiplicarono significativamente i baci all’altare ogni volta che il sacerdote
voltava a esso le spalle per rivolgersi ai fedeli col saluto rituale: Dominus
vobiscum. Questo dice quanto sia importante la mensa eucaristica nella
simbologia liturgica. Perché, allora, contrariamente a ciò che è previsto nei
riti d’ingresso, al termine della concelebrazione solo il celebrante principale
e il diacono baciano l’altare?
Ci troviamo a fronte di una
discrepanza. Il Cerimoniale dei vescovi (1984), per quanto riguarda la
conclusione della concelebrazione, così recita: “Il vescovo di norma bacia l’altare
e fa ad esso la debita riverenza. Anche i concelebranti e tutti coloro che si
trovano nel presbiterio salutano l’altare come all’inizio (CE 170).
Le Premesse al Messale
Romano (2004), invece, recitano così: “I concelebranti, prima di
allontanarsi dall’altare, fanno un profondo inchino. Il celebrante principale,
invece, con il diacono venera l’altare (OGMR 251). Quest’ultima norma, più
recente, è quella che viene normalmente seguita per ovvie ragioni pratiche.
Nelle grandi concelebrazioni presiedute dal Papa sovente i sacerdoti sono già
collocati ai loro posti e non è possibile il bacio né all’inizio, né al
termine. Del resto l’inchino profondo è un sufficiente gesto di venerazione.