Il celebre umanista Erasmo di
Rotterdam (1467-1536), in generale per niente tenero nel commentare e giudicare
molte delle regole comportamentali del cristianesimo, condannò con fermezza
anche la dieta di magro. A suo parere, essa andava a complicare la vita dei
meno abbienti e non aveva alcun rilievo sulle mense dei ricchi, ai quali anzi
forniva l’occasione per sperimentare nuovi manicaretti e scoprire sconosciuti
piaceri della tavola. Erasmo godeva di una dispensa che gli consentiva di
mangiare carne per ragioni di salute. A questo proposito compose un pamphlet
sulla logica delle proibizioni alimentari, destinandolo al vescovo di Basilea.
L’umanista si chiedeva se davvero avesse senso insistere nell’osservanza delle
regole quaresimali, alla luce dell’elevato numero di libri di ricette dedicati
ai giorni di digiuno circolanti nelle cucine italiane, francesi e spagnole. Si
rispondeva di no poiché questo insistere nelle prelibatezze solo apparentemente
magre era un segno reale di decadenza morale. Erano altre le cose a cui
pensare! (Claudio Ferlan, Venerdì pesce. Digiuno e cristianesimo, Il
Mulino, Bologna 2021, 99-100).
Nel messaggio quaresimale 2019
di papa Francesco il richiamo al digiuno fu solo simbolico (“Digiunare, cioè
imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature:
dalla tentazione di ‘divorare’ tutto per saziare la nostra ingordigia, alla
capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore),
mentre in quello del 2020 manca qualsiasi riferimento all’alimentazione.