Claudio Ferlan, Venerdì
pesce. Digiuno e cristianesimo (Intersezioni 555), Il Mulino, Bologna 2021.
192 pp. (€ 15,00).
Mangiare e non mangiare, cosa
mangiare e cosa non mangiare, sono problemi che accompagnano tutta la storia
del cristianesimo (e non solo). Digiuno e astinenza sono pratiche che
affrancano lo spirito degli appetiti corporali e avvicinano a Dio. Papi,
cardinali, vescovi, teologi, canonisti hanno dunque scritto, predicato e
sentenziato sul mangiare, ma spesso in maniera contraddittoria, perché il
concetto stesso di cibo cambia nel tempo e nei luoghi. Astenersi dalla carne,
bere: ma l’iguana è carne o pesce?
E la vipera? E il cocomero è
un cibo, ed è dunque proibito nel digiuno, oppure una bevanda? E il cioccolato?
E sarà lecito annusare gli effluvi di una carne che viene cucinata? Nella
confusione, i credenti si sono comportati seguendo la necessità, la coscienza,
l’appetito. Una storia da meditare, oggi che il comandamento del digiuno e
dell’astinenza è vitale più che mai, seppure in una dimensione non più
religiosa, nella nostra società
(Testo nel risvolto).