Nella Bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, ci
troviamo di fronte ad un accostamento di varie immagini di Dio: il Dio vicino e
il Dio lontano, immanente e trascendente, un Padre che ama e ha misericordia e
un Giudice. Quando ci troviamo davanti a questo accostamento di testi biblici,
dobbiamo tenere ben presente che non dobbiamo semplificare le cose e addurre
soltanto una parte di quei testi per documentare la concezione biblica. Non è
dunque lecito contrapporre, come ha fatto Marcione (sec. II), il Nuovo
Testamento all’Antico, radicalmente rifiutato, il Dio “che ama” al Dio
“giusto”. Ma anche quando, in contrasto con Marcione e in accordo con la Chiesa
antica, si tiene unito l’Antico Testamento al Nuovo, dobbiamo lasciar
sussistere i due aspetti all’interno di ciascuno dei Testamenti: non possiamo
vedere nel Nuovo Testamento soltanto il Dio vicino, presente e operante nel
mondo, e tralasciare Colui che è in eterno, lontano, nascosto, che vi è
altrettanto attestato. Quel che per la logica umana è contraddizione
irriducibile, non può essere trasferito in questi termini su Dio.
Fonte: Oscar Cullmann, La preghiera nel Nuovo Testamento.
Una risposta alle domande odierne (Antologia Claudiana | Paideia 11),
Claudiana srl, Torino 2022, pp. 207-208. Si tratta di un’opera classica di O.
Cullmann, stampata per prima volta nel 1995.