Es 32,7-11.13-14; Sal 50;
1Tm 1,12-17; Lc 15,1-32.
Il
cap. 15 del vangelo di Luca, che leggiamo oggi, raccoglie tre bellissime
parabole raccontate da Gesù per annunciare a tutti la misericordia di Dio: la
pecora perduta, la moneta smarrita e il figlio prodigo. Il Signore con queste
parabole intendeva rispondere alle mormorazioni dei farisei che non vedevano di
buon occhio il fatto che egli ricevesse i peccatori e mangiasse con loro. Di
queste parabole la più toccante è senza dubbio la parabola “del figlio prodigo”,
oggi spesso e giustamente chiamata “del padre prodigo di misericordia”. In
questa toccante parabola, esclusiva di san Luca, ci viene raccontato con quanta
tenerezza un padre aspetta il figlio che se n’è andato attirato da un sogno di
falsa libertà e di ingannevole felicità. Dopo un po’ di tempo, il figlio
fuggito, ridotto alla fame e alla miseria, si è pentito di quello che ha fatto.
Anche se il suo pentimento sembra abbia come movente principale la perdita
della sicurezza economica, al suo ritorno alla casa paterna, viene accolto
senza rimproveri, anzi con grande gioia dal padre che lo attendeva con
trepidazione. Gesù rivela in questa parabola il vero volto di Dio: padre
misericordioso che vuole solo il nostro bene, che è sempre pronto a perdonare.
Il
tema della misericordia di Dio è anche quello della prima lettura, un brano
tratto dal celebre racconto del “vitello d’oro”, vicenda paradigmatica del
peccato d’Israele contro il suo Dio. Gli Israeliti, stanchi di un Dio misterioso,
che non si vede, si costruiscono una divinità visibile e comoda, un vitello di
metallo fuso, poi gli si prostrano dinanzi e gli offrono sacrifici. Il racconto
conclude affermando che, nonostante le infedeltà d’Israele, Dio ascolta la
preghiera d’intercessione di Mosè “si pentì del male che aveva minacciato di
fare al suo popolo”. Parlando con il nostro linguaggio, possiamo ben dire che in
Dio la misericordia e l’amore appaiono infinitamente superiori alla giustizia.
La
seconda lettura è una esaltazione commossa della misericordia di Dio fatta da
san Paolo che, già anziano e incarcerato a Roma, rilegge all’indietro la
propria vita, ormai tutta posta al servizio del vangelo: “Rendo grazie a colui
che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno
di fiducia […] Io che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento.
Ma mi è stata usata misericordia”. Pure noi siamo stati oggetto della
misericordia di Dio, anzi fatti partecipi della sua stessa vita, in modo
particolare nell’eucaristia. Infatti, il perdono di Dio non è solo superamento
del peccato e dell’esclusione, ma è anche e soprattutto ritorno alla comunione
con lui e con i fratelli, il frutto specifico dell’eucaristia.