La
condizione postsecolare si caratterizza per la possibilità di liberi scambi dialogici
tra credenti di fedi diverse e non credenti, promuovendo cittadini che si
muovono con consapevolezza in contesti plurali congedandosi dalla
contrapposizione “storica” tra secolare e religioso. La sfera di discussione
pubblica globale vede crescere al proprio interno un confronto disinvolto
su questioni di carattere religioso, senza una schierata contrapposizione
ideologica. L'intenzione non è certamente quella di operare un'apologia del
religioso a scapito di altre opzioni di senso, ma di evidenziare questa nuova
sensibilità che sa collocarsi in uno spazio comune in cui all'esperienza
religiosa viene riconosciuto un senso in ordine alla ricerca del vero e del
bene, con pieno diritto di parola. In questa prospettiva, si comprende come il
cristianesimo possa esibire credenziali sufficienti per abitare lo spazio
pubblico, a patto che prenda sul serio la sua costitutiva responsabilità
nella promozione di un umanesimo integrale. Un tempo di passaggio, dunque, ma
anche un tempo opportuno (kairos), dove si stanno prendendo le misure
perché il Vangelo possa recuperare la sua freschezza, la sua forza propulsiva e
immaginativa. Il ripensamento che si sollecita è ad ampio raggio, chiedendo una
revisione in ambito teologico che passa dall’antropologia alla teologia
fondamentale, all’ecclesiologia e alla pastorale, con una riflessione accurata
sui cambiamenti che interesseranno la chiesa locale nella sua presenza
capillare su un territorio in trasformazione a motivo di una urbanizzazione accelerata
e di una altrettanto accelerata digitalizzazione della comunicazione.
Fonte: Mariangela Petricola,
Teologia e spazio pubblico. Cristianesimo e nuove narrazioni, Cittadella
Editrice, Assisi 2020, p. 164.