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venerdì 12 gennaio 2024

DOMENICA II DEL TEMPO ORDINARIO (B) – 14 Gennaio 2024

 



 

1Sam 3,3b-10.19; Sal 39; 1Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42.

 

Dio si presenta nella nostra vita come un vero interlocutore che ci chiama per nome. Questo è il messaggio che emerge dalle letture bibliche odierne. La prima lettura racconta la vocazione di Samuele alla missione profetica e sacerdotale. Vediamo che il giovane Samuele viene chiamato di notte. Aiutato dal suo maestro Eli, egli discerne in quella voce la chiamata di Dio. L’atteggiamento del giovane è di piena disponibilità: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Tutta la vita di Samuele sarà poi contrassegnata da questa apertura alla parola di Dio: egli “non lasciò andare a vuoto una sola delle sue [del Signore] parole”.

 

Il brano evangelico ci parla della vocazione di due discepoli di Giovanni Battista che, spronati dalle parole del Precursore che indica in Gesù il Messia atteso, si mettono alla sua sequela. Uno di questi due, Andrea, si fa portavoce dell’avvenuto incontro con Pietro, suo fratello che diviene anch’egli discepolo di Gesù. Anche qui c’è prontezza nella risposta alla chiamata, la quale arriva attraverso delle mediazioni, quella di Giovanni prima e quella di Andrea poi.

 

La Lettera agli Ebrei interpreta i vv.7-9 del salmo responsoriale come riferiti a Gesù, il quale all’inizio della sua esistenza esprime con le parole del salmo una totale disponibilità a portare a termine il disegno che il Padre ha su di lui a servizio degli uomini. Anche noi, sulle orme di Samuele, degli apostoli e, soprattutto, di Gesù, siamo chiamati a vivere in atteggiamento di continua disponibilità al volere di Dio: “Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà”. San Paolo ci ricorda nella seconda lettura che apparteniamo a Cristo, anzi “il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo”. L’apostolo aggiunge che non si deve tradire la propria vocazione cristiana alienando al Cristo la nostra esistenza e vendendola all’impudicizia. La vocazione cristiana abbraccia e coinvolge non solo l’anima e lo spirito ma anche il nostro corpo. Il corpo, infatti, non è altro che l’uomo stesso in quanto vive e opera nel mondo ed è questo essere umano che è toccato dalla redenzione di Cristo.

 

La chiamata di Gesù non si esaurisce nel primo incontro con lui attraverso l’atto di fede. Egli ci parla continuamente attraverso molteplici mediazioni. Quindi la fedeltà alla prima chiamata dev’essere continuamente confermata e si deve manifestare anche nella concreta disponibilità a testimoniare la nostra fede. Abbiamo visto che colui che sceglie di seguire Cristo diventa anche suo testimone. Chi ascolta solo se stesso o i miti del mondo, chi pensa di avere già trovato la verità, di sapere tutto sul senso della vita, chi pensa solo ai soldi, alla carriera, alla salute, certamente costui non afferra che ci possa essere una parola diversa, superiore, capace di cambiare e arricchire sempre più la sua esistenza.