Gn
3,1-5.10; Sal 24; 1Cor 7,29-31; Mc 1,4-20.
Siamo
consapevoli che è Dio stesso colui che ci guida nella sua verità e ci indica la
“via giusta” da seguire. Il tema della via giusta fa riferimento al tema centrale
di questa domenica: la conversione.
Domenica
scorsa abbiamo visto che Dio ci si manifesta e chiama ciascuno di noi per nome.
Oggi ci viene proposto il contenuto fondamentale di questa chiamata. Nel brano
evangelico, san Marco riassume la predicazione di Gesù con queste parole: “Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
La chiamata che Dio rivolge a tutti noi è un pressante invito alla conversione
e alla fede. Le altre due letture d’oggi illustrano i due motivi per cui è
necessaria questa conversione. San Paolo fa un forte richiamo alla precarietà
della condizione terrestre delle cose: “il tempo si è fatto breve”. Da parte
sua, il profeta Giona ci ricorda che la conversione è necessaria per evitare il
giudizio di condanna da parte di Dio. L’invito di Dio a mutare vita non è
caduto invano per i niniviti che ascoltarono le parole del profeta, fecero
penitenza e furono salvi. Così pure l’invito di Gesù è stato prontamente
accolto da Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni che, lasciate le reti e il loro
padre, “lo seguirono”.
Gesù
introduce l’invito alla conversione con le parole “il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino”. Abbiamo visto che anche san Paolo parla di un tempo
ormai fattosi breve. Ci possiamo domandare cosa significano queste affermazioni
e perché sono presentate come qualcosa che invita alla conversione.
L’affermazione di Gesù sul tempo compiuto presuppone un progetto di Dio che si
compie appunto nel tempo: c’è quindi un tempo dell’attesa o della preparazione,
ed un tempo del compimento o della realizzazione. Ebbene, con l’incarnazione
del Figlio di Dio, il progetto del Padre annunciato dai profeti dell’Antico
Testamento si è compiuto: il “regno di Dio” è vicino. Vicino è ciò che
incomincia già a influire sulla vita degli uomini e con cui essi si devono
misurare. Il progetto che Dio ha nella storia è il “regno di Dio”, il quale
intende ristabilire la sovranità di Dio e quindi un nuovo rapporto tra Dio e gli
uomini. Ciò significa che non possiamo più continuare a vivere secondo la scala di pseudo-valori. Il messaggio
viene rivolto a tutti noi: dobbiamo cambiare di rotta e indirizzare la nostra
vita verso i valori di vita proposti dal Vangelo, che è la buona novella o il
lieto annunzio della salvezza che Gesù porta all’umanità. L’invito a
“convertirsi” e a “credere” al Vangelo non sono due realtà separate: non c’è
fede senza vita morale e non c’è morale cristiana che non sia fondata nella
fede. Credere vuol dire abbracciare l’intero messaggio portato da Cristo e
renderlo programma del proprio pensare, del proprio amare e del proprio agire.
L’eucaristia
a cui partecipiamo ogni domenica è un traguardo della conversione e della fede.
Essa è però anche un rilancio su questa via perché è “sorgente inesauribile di
vita nuova” (preghiera dopo la comunione).