Non mancano coloro che credono
che la soluzione alla crisi di credibilità che la Chiesa attraversa stia in un
ritorno al passato, ossia a una Chiesa forte e potente, ammantata di quell’alone
sacrale di cui si soffrirebbe la perdita. Una Chiesa di nuovo aperta al divino,
ben distinta all’interno in chierici e laici e, soprattutto, ben appariscente
nelle forme di un culto incomprensibile e proprio per questo pieno di fascino.
Va detto che alla schiera dei
cristiani che rimpiangono le forme del passato si uniscono anche i cosiddetti “atei
devoti”, pronti a protestare se, ad esempio, la formula del “Padre nostro”
cambia, e non perché hanno a cuore la teologia che eventualmente vi soggiace,
ma solo per amore di continuità nostalgica e romantica.
Il che cosa fare insomma è
quanto mai urgente. Occorre acquisire la lingua della cultura corrente e d’altra
parte tenere fermo il messaggio in quello che ha di essenziale.
Fonte: cfr. Cettina Militello, Le chiese alla svolta.
Ripensare i ministeri, EDB 2023, p. 103.