Roberto Bischer - Andrea Toniolo (edd.), Ripensare
la Penitenza. La terza forma del rito: eccezione o risorsa? (Giornale di
Teologia 463), Queriniana, Brescia 2024. 263 pp. (€ 22,00).
Un libro che vale la pena leggere e meditare.
Scritto da diversi autori: liturgisti, moralisti e canonisti. Si parte dalla
positiva esperienza in alcune diocesi di Italia nel tempo della pandemia, in
cui è stato permesso dai vescovi l’uso della terza forma del rito della
penitenza. È evidente la crisi della prassi penitenziale ma non il desiderio di
riconciliazione.
È auspicabile che, benché forte una pratica
sacramentale plurisecolare, la Chiesa non manchi di verificare se tra il senso
oggettivo dei sacramenti e quello soggettivamente percepito dai cristiani di
oggi non si sia creato un fossato tale, da richiedere un’azione di ripristino
del senso originario dei sacramenti.
In questi ultimi decenni è maturata, da parte
della comunità, l’esigenza di ricuperare una forma di riconciliazione che
prenda atto anche dell’attuale nuova sensibilità delle persone (per esempio il
rifiuto di prassi che potrebbero avere a che fare con il controllo delle
coscienze).
Il processo per giungere a un nuovo sistema
penitenziale è ancora aperto. Va curato il passaggio dalla confessione alla
riconciliazione non per via della soppressione dell’accusa dei peccati,
ma attraverso una sua migliore comprensione – che superi la visione
“materiale” dell’integrità – e un suo più accurato adattamento all’insieme
bilanciato degli atti che il penitente compie per riconciliarsi con la Chiesa.
Sia il Concilio di Trento, che gli altri
documenti che da esso dipendono affermano che la confessione di tutti i peccati
gravi al sacerdote è “iure divino” (cf. DH 1679, 1706s). Oggi nessuno dubita
che questa espressione abbia molti significati nei testi di Trento.
La riconciliazione con la Chiesa ha portato a
riflettere sulla finalità principale del sacramento del perdono dei peccati
gravi e la sua distinzione dalla direzione delle coscienze e dall’esercizio
della virtù di penitenza esercitata anche come confessione di devozione. Va
meglio pensata e affermata la distinzione dei due generi.