Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc
9,38-43.45.47-48
Oggi
la parola di Dio ci invita a rifuggire dalle chiusure, dagli esclusivismi di
gruppo, e a guardare oltre i nostri confini. Il tema viene illustrato con due
episodi. Il primo episodio è raccontato dalla prima lettura ed è accaduto
nell’accampamento d’Israele nel deserto: due uomini, che non appartengono alla
cerchia dei 70 anziani consiglieri dei Mosè, si mettono improvvisamente a
profetizzare. Allora Giosuè mosso dalla gelosia si rivolge a Mosè perché li
impedisca di profetizzare. Mosè però si mostra tollerante, anzi gioioso del
fatto, a tal punto che augura che tutti possano essere profeti nel popolo del
Signore e ricevere il suo spirito. Il secondo episodio è riportato dalla
lettura evangelica: gli apostoli hanno visto uno che scaccia i demoni nel nome
di Gesù e glielo hanno vietato perché non apparteneva al gruppo dei discepoli.
Contestando la grettezza del gruppo dei dodici apostoli, Gesù fa capire che il
regno di Dio si esprime anche altrove e mediante altri strumenti; più
precisamente, ovunque si agisce come lui e mediante tutti coloro che si
ispirano al suo messaggio. Gesù non ha bisogno di monopolizzare il suo potere;
gli basta che la verità venga riconosciuta. Il Signore ci invita ad una fede
libera e matura, capace di apprezzare il bene ovunque esso si trovi. L’azione
di Dio che opera mediante il suo Spirito non può essere circoscritta dentro i
confini di una comunità definita solo in base ai criteri di appartenenza.
Chiunque esercita la carità e la misericordia avrà la sua ricompensa. Sia Gesù
sia Mosè, davanti ad una impostazione del ministero della salvezza come dominio
e privilegio, rispondono celebrando lo splendore della libertà e della
generosità di Dio.
Ciò
non significa però perdita della propria identità o mancanza di coerenza con i
propri principi. Ce lo ricorda la seconda parte del vangelo d’oggi, dove san
Marco raccoglie una serie di affermazioni a dir poco sconcertanti di Gesù: “Se
la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala […] Se il tuo piede ti è motivo
di scandalo, taglialo […] Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo
via”. Si tratta evidentemente di immagini o modi di dire. Anzitutto Gesù
adoperando queste immagini invita i suoi discepoli a controllare con cura e a
sondare il loro comportamento sociale (piede e mano) e personale (occhio) per
evitare che, nell’orgoglio della propria serena sicurezza, divenga radice di
male per i fratelli che ancora stanno cercando Dio. Gesù, poi, si esprime con
immagini concrete ed eloquenti per far capire che chi vuol essere suo discepolo
deve fare una scelta chiara, radicale e definitiva, deve essere quindi disposto
a sacrificare ogni cosa di sé se lo esige la fedeltà alla propria scelta di
fede. L’importanza della coerenza è richiamata anche da san Giacomo nella
seconda lettura a proposito dell’uso delle ricchezze: colui che le possiede, se
non fa attenzione, questo possesso può mettere in pericolo la sua appartenenza
al Signore e il suo stesso avvenire eterno.