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domenica 3 novembre 2024

“ACTUOSA” PARTICIPATIO

 



 

In realtà lo spessore teologico e spirituale dell’azione liturgica è quanto il Concilio Vaticano II solennemente ha affermato. L’idea di actuosa participatio, infatti, non soltanto riconosce nell’assemblea radunata e unita a Cristo il soggetto della celebrazione (participatio), ma vede nell’azione (actuosa) la mediazione attraverso la quale la Chiesa incontra il suo Signore e riceve i doni di salvezza. Forse c’è stata una stagione nella quale una certa insistenza sulla partecipazione, giustamente intesa come diritto e dovere dei battezzati (SC 14), ha fatto perdere di vista a livello teorico e pratico proprio l’azione e ci si è illusi di poter partecipare senza agire facendo prevalere, tra le tante aggettivazioni desunte dal magistero conciliare, la partecipazione conscia su quella actuosa. Ora, quale apporto irrinunciabile del lungo cammino della riflessione sulla liturgia nell’ultimo secolo, si comprende sempre più e sempre meglio che la partita va giocata sul terreno dell’azione agita, sulla performance rituale: è questa, infatti, a risultare efficace coinvolgendo i soggetti e rendendo possibile la fede. Senza questo actus fidei, ovvero senza l’azione della fede, il rito può essere soltanto funzionale alla produzione di un significato già pensato a monte. E, dunque, risulta del tutto dispensabile.

[…]

L’azione liturgica può essere ancora considerata come risorsa spirituale per un mondo distratto e smaliziato eppure affamato di Dio, di una fame non facilmente saziabile con i concetti e i precetti. Crocevia tra l’uomo e Dio e tra immanenza e trascendenza, il rito è ancora una scommessa per chi vuole scoprire Dio non come oggetto da mettere a tema, ma come partner di una relazione vitale.

Poco più di un secolo fa Romano Guardini pubblicava Formazione liturgica (1923), un testo dove coniugava la sua passione pedagogica con il tema della liturgia e nel quale denunciava l’incapacità simbolica dell’uomo contemporaneo: proprio nella liturgia l’uomo poteva ritrovare quell’armonia tra anima e corpo per troppo tempo compromessa. Nel simbolo l’anima si dà nel corpo e non potrebbe essere diversamente in una totalità dell’uomo insopprimibile: “Ciò che assume l’atteggiamento liturgico, che prega, offre e agisce non è l’ ‘anima’, non l’ ‘interiorità’: è l’ ‘uomo intero’ il soggetto dell’attività liturgica”. Quarantun anni più tardi, esattamente sessant’anni fa, con la sua lettera sull’atto di culto (1964) prospettava una nuova fatica, non più dilazionabile: “portare l’uomo attuale a compiere anche realmente l’atto”, affrancandolo dall’individualismo religioso e dall’intimismo che lo caratterizzava. In tal modo si sarebbe raggiunto il vero obiettivo della riforma liturgica o, per usare le sue parole, si sarebbe realizzata “la chance liturgica così mirabilmente apertasi”.

 

Fonte: Testo tratto dalla Presentazione di Loris Della Pietra del volume di Sebastiano Bertin, Actio. L’azione rituale crocevia tra Dio e l’uomo, Edizioni Liturgiche – Roma, Abbazia di Santa Giustina – Padova, 2024, pp.8-10.