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domenica 2 novembre 2025

LA GIOIA IN UNA ESPERIENZA RELIGIOSA

 



 

Non c’è forse una gioia che non sia, o che possa non essere, anche esperienza religiosa, e di questa vorrei ora dire qualcosa che possa rimanere nel cuore, e nella memoria di chi voglia leggere queste mie considerazioni, nutrite di psichiatria, ma anche dei pensieri di sant’Agostino e di santa Teresa d’Avila, di Blaise Pascal e di santa Teresa di Lisieux, di madre Teresa di Calcutta e di Dietrich Bonhoeffer, il grande teologo protestante che fu recluso in un carcere berlinese e poi  condotto alla morte, a trentanove anni, nel campo di concentramento di Fossenbürg. Ho già richiamato le sue parole vibranti perché le cose che egli ha scritto sulla gioia sono di una straordinaria bellezza, e sono animate da una fede e da una speranza luminose e incancellabili.

Ascoltiamole ancora, quando la tristezza e l’angoscia scendono in noi: “Come possiamo aiutare chi non ha la gioia e si è perso di coraggio, se noi stessi non abbiamo gioia né coraggio?” E ancora: “In Dio abita la gioia e da lui essa discende prendendo spirito, anima e corpo, e dove questa gioia ha afferrato l’uomo lì essa si propaga e diviene trascinante, lì spalanca porte chiuse”; e un suo ultimo pensiero: “C’è una gioia che non sa niente del dolore, della miseria e dell’angoscia del cuore; essa non ha consistenza, e vale soltanto per dei momenti. La gioia di Dio è passata per la povertà della mangiatoia e la miseria della croce; per questo è insuperabile, inconfutabile”. Alla gioia, mirabilmente descritta da Bonhoeffer, dovremmo sempre guardare come a una stella cometa che non si spenga mai.

La gioia sconfina nella preghiera, e ci fa uscire dai limiti aridi del nostro egoismo, aprendoci agli sconfinati orizzonti della relazione con Dio, e con gli altri, nel contesto di una gioia che non morirà. Madre Teresa di Calcutta diceva alle sue consorelle che ogni missionaria della carità avrebbe dovuto essere testimone di una gioia da far risplendere negli occhi, negli sguardi, nel volto e nelle azioni. Così, tutti, e in particolare i poveri e i sofferenti, avrebbero riconosciuto la presenza della gioia in lei, e nelle sue consorelle. Le parole di madre Teresa: “La gioia è preghiera, è il segno della nostra generosità, del nostro altruismo, dell’unione intima e continua con Dio”. Non dovremmo mai dimenticarlo.

 

Fonte: Eugenio Borgna. Con un ricordo di Vittorio Lingiardi (Vele 23), Giulio Einaudi editore, Torino 2025, pp. 34-36.