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giovedì 12 maggio 2016

Il Papa: le antiche diaconesse, una possibilità da studiare


Francesco ne ha parlato ricevendo in udienza le superiore religiose: è d’accordo a promuovere uno studio sulle usanze delle prime comunità. Una proposta in questo senso fu avanzata da Martini negli anni Novanta. A Padova già in atto da tempo un esperimento in questo senso

 Il Papa: le diaconesse della Chiesa primitiva, una possibilità per l’oggi
 che
12/05/2016

andrea tornielli

Città del Vaticano

Papa Francesco ha detto di voler riprendere lo studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva. Ne ha parlato durante l’udienza all’Unione internazionale Superiore generali (Uisg), ricevute in Vaticano. Il tema non è nuovo ed è stato riproposto anche in tempi relativamente recenti. Dopo il netto pronunciamento di Giovanni Paolo II, che in risposta alle aperture anglicane con la lettera «Ordinatio sacerdotalis» (1994) negava categoricamente la possibilità del sacerdozio femminile nella Chiesa cattolica, era stato il cardinale Carlo Maria Martini, a parlare della possibilità di studiare l’istituzione del diaconato per le donne, non menzionata nel documento papale. L’allora arcivescovo di Milano disse: «Nella storia della Chiesa ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilità». Alcuni storici della Chiesa antica fecero notare che le donne erano ammesse a un particolare servizio diaconale della carità che si differenzia dal diaconato odierno inteso come primo grado del sacerdozio.  

 
Nel corso della sessione di domande e risposte avvenuta nell’incontro, è stato chiesto tra l’altro al Papa perché la Chiesa esclude le donne dal servire come diaconi. Le religiose hanno detto al Pontefice che le donne servivano come diaconi nella Chiesa primitiva e hanno chiesto: «Perché non costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione?». Il Pontefice ha risposto che una volta aveva parlato della materia qualche anno fa con un «buon, saggio professore», che aveva studiato l’uso delle donne diacono nei primi secoli della Chiesa. Francesco aveva spiegato che non gli era ancora chiaro quale ruolo avessero tali diaconi. «Che cos’erano questi diaconi femminili?», ha ricordato il Papa di avere chiesto al professore. «Avevano l’ordinazione o no?». «Era un po’ oscuro», aveva detto. «Qual era il ruolo della diaconessa in quel tempo?». «Costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione?», ha quindi chiesto Bergoglio ad alta voce. «Credo di sì. Sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto. Sono d’accordo. Io parlerò per fare qualcosa del genere». 

«Accetto», ha detto il Papa successivamente. «Mi sembra utile avere una commissione che lo chiarisca bene».  

 
Secondo una tradizione antichissima, il diacono in realtà veniva ordinato «non al sacerdozio, ma al ministero». Esistono alcune testimonianze della storia sulla presenza di diaconesse, sia nella Chiesa occidentale che orientale. Le testimonianze fanno riferimento anche a riti liturgici di ordinazione. Il punto da approfondire è che tipo di figure ministeriali fossero, quali erano i ruoli che svolgevano all’interno della comunità. La posizione del magistero, che considera il diaconato come il primo grado del ministero ordinato, lo riserva soltanto agli uomini esattamente come avviene per gli altri due gradi, il presbiterato e l’episcopato.  

 
Con l’annuncio di essere d’accordo a istituire una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva, Francesco vuole verificare se e come attualizzare quella forma di servizio, ritenendo che diaconesse permanenti possano rappresentare «una possibilità per oggi». Agli inizi del cristianesimo è esistita una diaconia femminile (della quale parla anche san Paolo) ed è documentato che nel III secolo in Siria esistevano delle diaconesse che aiutavano il sacerdote nel battezzare le donne. Un ruolo attestato anche nelle Costituzioni apostoliche del IV secolo, che parlano di un apposito rito di consacrazione, distinto però da quello dei diaconi maschi.  
 

Forme di servizio diaconale femminile sono state peraltro già da tempo istituzionalizzate, ad esempio negli anni scorsi nella diocesi di Padova, per iniziativa dell’allora vescovo Antonio Mattiazzo. Si tratta di donne che, pur senza vestire l’abito religioso, hanno emesso i voti di obbedienza, povertà e castità. E sono state così consacrate come «collaboratrici apostoliche diocesane». Ruolo e compiti di questa nuova forma di servizio erano state a suo tempo così spiegate dalla diocesi veneta: «È una forma di diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal vescovo». Tra i compiti a cui sono chiamate le «diaconesse» c’è l’annuncio della Parola, l’educazione alla fede, le opere di carità al servizio dei poveri, la distribuzione della comunione, l’animazione della liturgia, o la gestione di strutture come scuole e istituti.  

 
Papa Francesco ha parlato più volte della necessità per la Chiesa cattolica di valorizzare il ruolo della donna. Ma ha sempre evitato di presentare questa valorizzazione come una forma di «clericalizzazione» delle donne. «È una battuta uscita non so da dove - aveva detto nel dicembre 2013, nell’intervista con La Stampa a proposito di una boutade sulle donne cardinale - Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po’ di clericalismo». 

 
Nel settembre 2001, l’allora Prefetto della dottrina della fede Joseph Ratzinger, insieme ai «colleghi» porporati Medina Estevez (Prefetto del Culto divino) e Castrillón Hoyos (Prefetto Clero) aveva firmato una breve lettera, approvata da Papa Wojtyla, nella quale si affermava che «non è lecito porre in atto iniziative che in qualche modo mirino a preparare candidate all’ordine diaconale». Il testo si riferiva all’ordine diaconale come sacramento e primo grado del sacerdozio.  

 
Nuovi studi sul diaconato femminile nella Chiesa dei primi secoli, sui suoi compiti e ruoli confrontati con quello maschile, potrebbero schiudere nuove possibilità e nuove forme di servizio consacrato al di fuori degli ordini religiosi femminili già esistenti. 

 
«La Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale. Anche che possano guidare un ufficio in Vaticano», ha inoltre affermato Papa Francesco rispondendo, una alla volta a sei domande che gli sono state rivolte da alcune religiose in occasione del suo incontro con 900 suore di tutto il mondo. In «Aula Nervi», ha spiegato che «la Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista. E questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non è femminismo ma la corresponsabilità è un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine». Bergoglio ha anche sottolineato che «troppe donne consacrate sono “donnette” piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio. La vita consacrata - ha aggiunto - è un cammino di povertà, non un suicidio».
 
 
Fonte: Vatican Insider