Francesco ne ha parlato ricevendo in udienza le superiore
religiose: è d’accordo a promuovere uno studio sulle usanze delle prime
comunità. Una proposta in questo senso fu avanzata da Martini negli anni
Novanta. A Padova già in atto da tempo un esperimento in questo senso
12/05/2016
andrea tornielli
Città del Vaticano
Nel corso della sessione
di domande e risposte avvenuta nell’incontro, è stato chiesto tra l’altro al
Papa perché la Chiesa esclude le donne dal servire come diaconi. Le religiose
hanno detto al Pontefice che le donne servivano come diaconi nella Chiesa
primitiva e hanno chiesto: «Perché non costituire una commissione ufficiale che
possa studiare la questione?». Il Pontefice ha risposto che una volta aveva
parlato della materia qualche anno fa con un «buon, saggio professore», che
aveva studiato l’uso delle donne diacono nei primi secoli della Chiesa.
Francesco aveva spiegato che non gli era ancora chiaro quale ruolo avessero
tali diaconi. «Che cos’erano questi diaconi femminili?», ha ricordato il Papa
di avere chiesto al professore. «Avevano l’ordinazione o no?». «Era un po’ oscuro»,
aveva detto. «Qual era il ruolo della diaconessa in quel tempo?». «Costituire
una commissione ufficiale che possa studiare la questione?», ha quindi chiesto
Bergoglio ad alta voce. «Credo di sì. Sarebbe bene per la Chiesa chiarire
questo punto. Sono d’accordo. Io parlerò per fare qualcosa del genere».
«Accetto», ha detto il
Papa successivamente. «Mi sembra utile avere una commissione che lo chiarisca
bene».
Secondo una tradizione
antichissima, il diacono in realtà veniva ordinato «non al sacerdozio, ma al
ministero». Esistono alcune testimonianze della storia sulla presenza di
diaconesse, sia nella Chiesa occidentale che orientale. Le testimonianze fanno
riferimento anche a riti liturgici di ordinazione. Il punto da approfondire è
che tipo di figure ministeriali fossero, quali erano i ruoli che svolgevano
all’interno della comunità. La posizione del magistero, che considera il
diaconato come il primo grado del ministero ordinato, lo riserva soltanto agli
uomini esattamente come avviene per gli altri due gradi, il presbiterato e
l’episcopato.
Con l’annuncio di essere
d’accordo a istituire una commissione di studio sul diaconato femminile nella
Chiesa primitiva, Francesco vuole verificare se e come attualizzare quella
forma di servizio, ritenendo che diaconesse permanenti possano rappresentare
«una possibilità per oggi». Agli inizi del cristianesimo è esistita una
diaconia femminile (della quale parla anche san Paolo) ed è documentato che nel
III secolo in Siria esistevano delle diaconesse che aiutavano il sacerdote nel
battezzare le donne. Un ruolo attestato anche nelle Costituzioni apostoliche
del IV secolo, che parlano di un apposito rito di consacrazione, distinto però
da quello dei diaconi maschi.
Forme di
servizio diaconale femminile sono state peraltro già da tempo
istituzionalizzate, ad esempio negli anni scorsi nella diocesi di Padova, per
iniziativa dell’allora vescovo Antonio Mattiazzo. Si tratta di donne che, pur
senza vestire l’abito religioso, hanno emesso i voti di obbedienza, povertà e
castità. E sono state così consacrate come «collaboratrici apostoliche
diocesane». Ruolo e compiti di questa nuova forma di servizio erano state a suo
tempo così spiegate dalla diocesi veneta: «È una forma di
diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono
la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal
vescovo». Tra i compiti a cui sono chiamate le
«diaconesse» c’è l’annuncio della Parola, l’educazione alla fede, le opere di
carità al servizio dei poveri, la distribuzione della comunione, l’animazione
della liturgia, o la gestione di strutture come scuole e istituti.
Papa Francesco ha parlato
più volte della necessità per la Chiesa cattolica di valorizzare il ruolo della
donna. Ma ha sempre evitato di presentare questa valorizzazione come una forma
di «clericalizzazione» delle donne. «È una battuta uscita non so da dove - aveva detto nel dicembre 2013, nell’intervista con La Stampa a
proposito di una boutade sulle donne cardinale - Le donne nella Chiesa
devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale
soffre un po’ di clericalismo».
Nel settembre 2001, l’allora Prefetto della dottrina della fede Joseph
Ratzinger, insieme ai «colleghi» porporati Medina Estevez (Prefetto del Culto
divino) e Castrillón Hoyos (Prefetto Clero) aveva firmato una breve lettera,
approvata da Papa Wojtyla, nella quale si affermava che «non è lecito porre in
atto iniziative che in qualche modo mirino a preparare candidate all’ordine
diaconale». Il testo si riferiva all’ordine diaconale come sacramento e primo
grado del sacerdozio.
Nuovi studi sul diaconato
femminile nella Chiesa dei primi secoli, sui suoi compiti e ruoli confrontati
con quello maschile, potrebbero schiudere nuove possibilità e nuove forme di
servizio consacrato al di fuori degli ordini religiosi femminili già esistenti.
«La Chiesa ha bisogno che
le donne entrino nel processo decisionale. Anche che possano guidare un ufficio
in Vaticano», ha inoltre affermato Papa Francesco rispondendo, una alla volta a
sei domande che gli sono state rivolte da alcune religiose in occasione del suo
incontro con 900 suore di tutto il mondo. In «Aula Nervi», ha spiegato che «la
Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle
decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista. E questo crescente ruolo delle
donne nella Chiesa non è femminismo ma la corresponsabilità è un diritto di
tutti i battezzati: maschi e femmine». Bergoglio ha anche sottolineato che
«troppe donne consacrate sono “donnette” piuttosto che persone coinvolte nel
ministero del servizio. La vita consacrata - ha aggiunto - è un cammino di
povertà, non un suicidio».
Fonte: Vatican Insider