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domenica 29 maggio 2016

IL SACRO NELLA LITURGIA


 
Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium afferma: “Il ritorno del sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui” (n. 89). Infatti, il concetto di sacro – per come è inteso oggi comunemente – è molto lato e giunge anzi ad essere quasi omnicomprensivo. Il binomio sacro/profano costituisce una importante categoria della filosofia della religione e di altre scienze ad essa correlate, ma rischia di non risultare una categoria adeguata per argomentare la comprensione teologica del fatto cristico e cristiano celebrato nella liturgia. L’evento di Cristo irrompe all’interno dell’orizzonte religioso umano con una carica di novità tale da sovvertirne l’ordine e di rendere superflue le antiche distinzioni e le vecchie ermeneutiche del sacro e del profano (cf. Massimo Naro, La tradizione non è un museo. Annotazioni per introdurre alla lettura di una storia della liturgia, “ho theológos” 33 [2015], pp. 91-100).

Paul Gilbert, dopo aver affermato che “la liturgia capace di rivelare la trascendenza di Dio non provoca la fuga dalla realtà presente”, intende spiegare questa affermazione affrontando il “tema difficile dell’articolazione del sacro e del santo nella celebrazione liturgica”. Tra l’altro, l’autore afferma che ciò che è sacro viene separato da ciò che è accessibile a tutti, dal fluido della vita quotidiana; il santo invece sta in mezzo alla società, nella storia. Queste due categorie però non sono vissute dappertutto nello stesso modo. La loro dialettica, infatti, conosce molte varianti  (cf. Desiderio di Dio e terra degli uomini: Premesse antropologiche per celebrare oggi. Il punto di vista di un filosofo, in F. Magnani – V. D’Adamo [edd.], Liturgia ed evangelizzazione, Rubbetino 2016, pp. 68-72).

José Luis Gutiérrez Martín, al seguito di altri teologi e liturgisti, incontra il senso cristiano del sacro nel fatto, caratteristico di ogni sacramento, di essere “luogo” dell’incontro spazio-temporale della presenza di Cristo. Il carattere sacro della liturgia presuppone non un a priori concettuale, ma una caratteristica storico-salvifica: la struttura sacramentale della storia della salvezza. La consistenza cosmica primordiale, il secolare e il profano, è assunto nel culto per essere costituito – “consacrato” – in sacramento. Il sacro e il profano partecipano di una stessa origine: il mondo creato da Dio e fatto cultura dall’uomo, e tendono ad uno stesso fine, e cioè la ri-creazione divina alla fine dei tempi (cf. J.L. Gutiérrez Martín, in Alfonso Berlanga [ed.], Adorar a Dios en la liturgia, EUNSA, Pamplona 2015, 41-63).   

Da quanto detto qui sopra in modo assai sintetico e parziale, si può intuire come la problematica del sacro nella liturgia sia affrontata in modi diversi e talvolta anche contrastanti. Secondo me, la tesi di J.L. Gutiérrez Martín è quella più convincente.

M. Augé