Papa
Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii
gaudium afferma: “Il ritorno del sacro e la ricerca spirituale che
caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui” (n. 89). Infatti, il
concetto di sacro – per come è inteso oggi comunemente – è molto lato e giunge
anzi ad essere quasi omnicomprensivo. Il binomio sacro/profano costituisce una
importante categoria della filosofia della religione e di altre scienze ad essa
correlate, ma rischia di non risultare una categoria adeguata per argomentare
la comprensione teologica del fatto cristico e cristiano celebrato nella
liturgia. L’evento di Cristo irrompe all’interno dell’orizzonte religioso umano
con una carica di novità tale da sovvertirne l’ordine e di rendere superflue le
antiche distinzioni e le vecchie ermeneutiche del sacro e del profano (cf. Massimo
Naro, La tradizione non è un museo.
Annotazioni per introdurre alla lettura di una storia della liturgia, “ho
theológos” 33 [2015], pp. 91-100).
Paul
Gilbert, dopo aver affermato che “la liturgia capace di rivelare la
trascendenza di Dio non provoca la fuga dalla realtà presente”, intende
spiegare questa affermazione affrontando il “tema difficile dell’articolazione
del sacro e del santo nella celebrazione liturgica”. Tra l’altro, l’autore
afferma che ciò che è sacro viene separato da ciò che è accessibile a tutti,
dal fluido della vita quotidiana; il santo invece sta in mezzo alla società,
nella storia. Queste due categorie però non sono vissute dappertutto nello stesso
modo. La loro dialettica, infatti, conosce molte varianti (cf. Desiderio
di Dio e terra degli uomini: Premesse antropologiche per celebrare oggi. Il
punto di vista di un filosofo, in F. Magnani – V. D’Adamo [edd.], Liturgia ed evangelizzazione, Rubbetino
2016, pp. 68-72).
José
Luis Gutiérrez Martín, al seguito di altri teologi e liturgisti, incontra il
senso cristiano del sacro nel fatto, caratteristico di ogni sacramento, di
essere “luogo” dell’incontro spazio-temporale della presenza di Cristo. Il
carattere sacro della liturgia presuppone non un a priori concettuale, ma una caratteristica storico-salvifica: la
struttura sacramentale della storia della salvezza. La consistenza cosmica
primordiale, il secolare e il profano, è assunto nel culto per essere
costituito – “consacrato” – in sacramento.
Il sacro e il profano partecipano di una stessa origine: il mondo creato da Dio
e fatto cultura dall’uomo, e tendono ad uno stesso fine, e cioè la ri-creazione
divina alla fine dei tempi (cf. J.L. Gutiérrez Martín, in Alfonso Berlanga [ed.],
Adorar a Dios en la liturgia, EUNSA,
Pamplona 2015, 41-63).
Da
quanto detto qui sopra in modo assai sintetico e parziale, si può intuire
come la problematica del sacro nella liturgia sia affrontata in modi diversi e
talvolta anche contrastanti. Secondo me, la tesi di J.L. Gutiérrez Martín è
quella più convincente.
M.
Augé