Sal 29: Ti esalto, Signore, perché mi hai risollevato
Gal 1,11-19: Il Vangelo da me annunciato non segue un
modello umano
Lc 7,11-17: Il Signore fu preso da grande compassione
Dio è il Signore della vita
che vince la morte: questo è il tema centrale della presente domenica. La prima
lettura e il vangelo parlano di un fatto
miracoloso molto simile, il primo compiuto dal profeta Elia, il secondo
realizzato da Gesù: Elia, dopo aver invocato intensamente il Signore, risuscita
il figlio della vedova di Zarepta che gli dava ospitalità; anche Gesù risuscita
il figlio di una vedova, quella incontrata per le strade di Nain nel momento in
cui essa, accompagnata da una grande folla, conduceva il suo unico figlio al
sepolcro. Tra i due fatti miracolosi notiamo però una differenza fondamentale.
Il profeta Elia per ridonare la vita al ragazzo si rivolge prima a Dio con
un’intensa preghiera di supplica, a Dio che è l’unico padrone della vita e
della morte. Gesù invece risuscita il giovinetto solo con la forza della sua
parola. Diversa è anche la reazione dei testimoni di questi fatti miracolosi.
La vedova di Zarepta riconosce in Elia un “uomo di Dio”; tutti coloro invece
che sono testimoni della risurrezione compiuta da Gesù a Nain, riconoscono in
lui non solo un grande profeta, ma acclamano in modo corale: “Dio ha visitato
il suo popolo”. Il miracolo compiuto da Gesù rivela che la singolare presenza
di Dio in Cristo è l’unica salvezza e redenzione e liberazione dalla morte;
preannuncia inoltre la vittoria definitiva sulla morte realizzata dal Risorto in
favore nostro.
Al centro del vangelo di
Gesù c’è una speranza che illumina il mistero del dolore e della morte, l’unico
vero grande mistero della nostra vita. San Paolo, nella seconda lettura d’oggi
ci ricorda che il messaggio evangelico non è una pura invenzione degli uomini;
l’Apostolo offre tutte le garanzie della sua chiara testimonianza per
assicurarci che questa parola di speranza è vera “rivelazione di Gesù Cristo”.
Se, come afferma la filosofia esistenzialistica moderna, l’angoscia dell’uomo è
il prodotto di un incontro col nulla, il cristiano è chiamato a vincere
quest’angoscia incontrando nella sua vita Cristo, che ha detto di se stesso:
“Io sono la risurrezione e la vita” (canto al vangelo – Gv 11,25). E’ nel suo
nome che la liturgia odierna ci invita a vincere la paura della morte.