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domenica 19 giugno 2016

TUTTA L’ASSEMBLEA È ‘LITURGA’


 


Fin dai primi paragrafi delle tre redazioni della fase preparatoria della costituzione liturgica emerge non solo l’intima relazione tra la liturgia e il mistero della Chiesa, ma soprattutto il fatto che la celebrazione liturgica stessa è eminente manifestazione della natura della Chiesa: “Liturgia enim, per quam opus Redemptionis exercetur, summe confert ut fideles vivant et aliis manifestent mysterium Christi et genuinam verae Ecclesiae naturam” (PCP, 461).

 

Questa manifestazione non può che avvenire nel momento della celebrazione stessa, per cui, come aveva affermato Jounel nella sua relazione, il radunarsi del popolo di Dio è il primo “segno” liturgico. È impossibile infatti definire la liturgia come atto sacerdotale della Chiesa e sua epifania senza evocare l’assemblea liturgica. Essa, infatti, sempre secondo Jounel, “est à la fois la manifestation visible, de signe sensible du Corps mystique du Christ, et le moyen privilégié par laquel se contruit chaque jour davantage le Corps du Christ. Mysterium nostrum in mensa dominica positus est, selon l’expression célèbre de S. Augustin, que rapporte Pie XII (ibid. p. 559). L’Église fait l’Eucharistie et l’Eucharistie bâtit l’Église. Or cette double activité essentielle, dans laquelle se fondent la glorification de Dieu et la sanctification de l’homme, c’est dans l’assemblée liturgique qu’elle se déroule. Telle est la raison pour laquel le chrétien qui veut glorifier le Seigneur et s’unir intimement au mystère rédempteur doit considérer come son summum officium et sa summa dignitas le fait d’apporter une participation ‘active et intelligente’ (AAS 1956, p. 716) à l’assemblée liturgique”.

 

In quegli anni il tema dell’assemblea liturgica era stato particolarmente approfondito da E.-G. Martimort con alcuni articoli apparsi nella rivista La Maison-Dieu, si capisce quindi come Jounel proponga di considerare l’assemblea liturgica come “segno globale” della celebrazione. Anche se negli schemi delle tre redazioni preparatorie non troviamo un esplicito riferimento all’assemblea liturgica come segno globale, appare però con sufficiente chiarezza che se la liturgia è epifania del mistero della Chiesa e se la natura comunitaria dell’azione liturgica è indissolubilmente legata alla natura stessa della liturgia, essa richiede l’azione di tutta l’assemblea riunita. Leggiamo nella declaratio del paragrafo 107 della redazione dell’agosto 1961: “Olim quidam putabant liturgiam rem esse cleri. Renascentia liturgica hodierna in lucem posuit veram naturam liturgiae requiri actionem totius cristiani coetus congregati una cum sacerdote. Huic principio omnia liturgiae elementa inservire debent”.

 

Se da un lato, per quanto riguarda la validità, la liturgia può essere celebrata senza un’assemblea radunata, dall’altro però la celebrazione richiama sempre la riunione dei fedeli, perché l’assemblea liturgica è la manifestazione più espressiva della Chiesa, perché nell’assemblea liturgica Cristo stesso è presente. Scrive Martimort: “I Padri dicono dell’assemblea liturgica particolare ciò che è proprio della Chiesa intera: che essa è il Corpo di Cristo, al punto che non venire all’assemblea è diminuire il Corpo di Cristo; i cristiani sono invitati a radunarsi ‘come in un solo Tempio di Dio’; la voce dell’assemblea è la voce della Chiesa, sposa di Cristo; il sacrificio offerto nell’assemblea è la Messa, memoriale della presenza del sacrificio della Croce che fa la Chiesa”.

 

L’idea passerà successivamente nella Costituzione liturgica conciliare e verrà esplicitata in modo chiaro e inequivocabile nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’assemblea che celebra [celebrans congregatio] è la comunità dei battezzati” (n. 1141), quindi “nella celebrazione dei sacramenti, tutta l’assemblea è ‘liturga’ [tota congregatio ‘liturgus’ est], ciascuno secondo la propria funzione, ma nell’ ‘unità dello Spirito’ che agisce in tutti” (n. 1144).

 

Fonte: Angelo Lameri, Alla ricerca del fondamento teologico della partecipazione attiva alla liturgia. Il dibattito nella commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II, Edizioni Liturgiche, Roma 2016, pp. 52-54 (Le note a pie pagina non sono riportate qui).