Norberto Valli, Il triduo pasquale ambrosiano (Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae” – “Subsidia” 176), CLV – Edizioni Liturgiche, Roma 2016. 260 pp.
Letture
bibliche conservatesi inalterate lungo i secoli, testi eucologici, tra i quali
due anafore peculiari, insieme a elementi non verbali consentono di riconoscere
nel Triduo ambrosiano la sedimentazione di un’articolata comprensione del
significato della Pasqua, che attinge alla riflessione patristica, risalendo
fino ai primi secoli del cristianesimo.
La
santa messa vespertina “nella cena del Signore”, caratterizzata da un
ordinamento tipicamente vigiliare, costituisce il solenne ingresso nel primo
giorno del Triduo pasquale, dedicato alla commemorazione della morte del
Signore e chiuso con la celebrazione della sua sepoltura. Al tramonto del
giovedì della “settimana autentica” si compie quello che può essere definito il
primo atto dell’annuale memoria della passione. Gesù si consegna ai suoi nel dono inestimabile dell’eucaristia, mentre è consegnato da Giuda ai nemici e tradito da Pietro. A scandire il
susseguirsi degli eventi rivissuti nelle celebrazioni è la proclamazione della
passione secondo Matteo in progressione cronologica, secondo l’antico uso
gerosolimitano.
Nel
venerdì santo la Chiesa milanese contempla Cristo che si offre vittima al Padre
per liberare tutta l’umanità dal peccato e dalla morte; nella solenne azione
liturgica, generalmente pomeridiana, si pone in ascolto delle profezie di Isaia
e del loro compimento neotestamentario, adora la croce e intercede per tutte le
necessità, sperimentando nella privazione della comunione l’assenza dello Sposo.
Nelle ore serali rivive poi la sua deposizione nel sepolcro, sempre in
conformità al paradigma agiopolita reperibile nelle testimonianze offerte dal
diario di Egeria e dal lezionario armeno di Gerusalemme.
L’analisi
dettagliata dei diversi elementi rituali, nel loro sviluppo storico e nel loro
significato teologico, mette in luce come nella Veglia pasquale ambrosiana si
generi una tensione verso il momento in cui il triplice annuncio della
risurrezione e la celebrazione dell’eucaristia restituiscono ai fedeli la gioia
della presenza del Vivente.
Nei
due formulari per la messa de
sollemnitate e per la messa pro baptizatis
della domenica “nella risurrezione del Signore” si coglie, in fine, nitidamente
il rapporto tra sana traditio e legitima progressio che ha guidato la
riforma post-conciliare del rito ambrosiano.
(Quarta
di copertina)