Tokyo, il monaco via app
Religiosi a domicilio con
un clic su Amazon Un business florido mentre i templi si svuotano
Accende incenso e candele, legge i
sacri sutra come se fosse al tempio il monaco buddista Kaichi Watanabe. Invece
si trova nella stanza di un appartamento di un sobborgo di Tokyo. Tende tirate
e altare improvvisato, dopo l’inchino agli astanti, commemora il primo
anniversario della morte di una donna. A chiamarlo per celebrare una cerimonia
funebre domestica è stato il marito, ricorso a un servizio sempre più popolare
in Giappone: l’Obo-san bin, ovvero la «consegna del monaco»: a domicilio.
Mezz’ora di preghiere nel salotto di casa costa sui 260 euro. Molto meno
rispetto a quanto di solito si destina per una cerimonia al tempio, dove vige
la consuetudine di lasciare una donazione generosa (in media l’equivalente di
800-900 euro).
Il business, ideato nel 2013 in
Giappone da una start-up locale, la Minrevi, non solo non è stato fermato dall’ostilità
dei leader religiosi ma sta riscuotendo un successo crescente, impennatosi
quando l’anno scorso è approdato su Amazon.
Cerimonie on demand, a portata di
clic, che ben si adattano a un Paese dove il 70% degli abitanti si definisce
non religioso o ateo ma poi resta comunque, in gran parte, legato a diversi
rituali (buddisti o scintoisti), soprattutto funebri. Così non stupisce che
nonostante le aspre critiche dei leader religiosi, l’azienda – che conta su una
rete di 700 monaci «viaggiatori» su tutto il territorio nazionale – preveda
un’ulteriore crescita del 20 per cento del fatturato entro l’anno. Minrevi
trattiene circa il 30% del prezzo pagato dai clienti, il resto va ai religiosi.
«Ai monaci che fanno il proprio dovere
non dovrebbe spettare un compenso, così viene meno lo spirito della donazione,
la si mercifica» è insorto Chiko Iwagami della Federazione buddista giapponese.
Il fatto è che i templi buddisti (per lo più situati nelle zone rurali) sono
sempre meno frequentati, molti sono in declino: il 30% dei 74 mila templi
giapponesi è a rischio chiusura entro il 2040, stima Keji Ishii, docente di
religione alla Kokugakuin University di Tokyo. Complice anche il progressivo
invecchiamento della popolazione (il Giappone possiede la più alta percentuale
di anziani al mondo: 1 abitante su 4 ha più di 65 anni) e la contrazione dei
residenti nelle campagne.
Il servizio è utile per preservare le
tradizioni buddiste rendendole accessibili a milioni di giapponesi diventati
estranei alla religione, si difendono i «monaci a domicilio».
A favorire il suo decollo è stato
infatti proprio il distacco dei giapponesi, soprattutto dei più giovani, dai
luoghi di culto. «Ci sono diversi templi nei dintorni ma non sapevo a
rivolgermi – ha spiegato il figlio della defunta commemorata dal monaco
Watanabe parlando con l’Ap –. Poi non avevamo idea di quanto avremmo dovuto
donare. Questo sistema è molto più chiaro».
«Rimasi colpito quando appresi che
molta gente non sapeva come contattare un monaco — racconta il vice presidente
di Minrevi Masashi Akita —: ho voluto essere io quel ponte».
Fonte: Corriere della Sera (03.02.2017) amuglia@corriere.it