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venerdì 24 febbraio 2017

DOMENICA VIII DEL TEMPO ORDINARIO ( A ) – 26 Febbraio 2017


 
Is 49,14-15; Sal 61 (62); 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34.

Il motivo centrale del Sal 61 è espresso nel ritornello in cui l’orante proclama che solo Dio è il suo riposo, la sua salvezza e la sua incrollabile difesa. Il fondamento della nostra speranza  non è negli uomini, nel potere o nelle ricchezze; solo in Dio possiamo trovare sicurezza e pace. Recitando questo salmo siamo invitati ad esprime il nostro fiducioso abbandono fra le braccia di Dio che ci è padre, madre, rifugio sicuro e sostegno nel cammino della vita.


Il brevissimo brano del profeta Isaia, proposto come prima lettura, applica a Dio la simbologia materna, piena di tenerezza e di amore istintivo; Dio ci ama con amore materno. Sulla stessa linea, il brano del vangelo raccoglie alcune parole di Gesù sulla fiducia nell’amore di Dio per noi. Gesù ci invita a non cadere nella tentazione dell’affanno, dell’ansia, come se tutto dipendesse da noi stessi. Siamo invitati non solo a gestire la vita con serenità ma ad avere uno sguardo che va oltre i nostri bisogni quotidiani, ad avere fiducia nella provvidenza, il che non significa pigrizia o sfruttamento degli altri; sarebbe tentare Dio. Anzi Gesù ci invita ad agire, a cercare: “Cercate, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Notiamo bene la parola “anzitutto”. Non è che non dobbiamo darci da fare per risolvere i problemi della vita quotidiana. Ci viene ricordato però che, in fondo, il bene supremo che cerchiamo, anche inconsapevolmente, lo si trova solo in Dio. Siamo quindi invitati ad orientare la nostra vita diversamente di quello che di solito facciamo, a collocare al primo posto certi beni e non altri. Quali beni? Gesù dice “il regno di Dio e la sua giustizia”. 

 
Cos’è il regno di Dio che dobbiamo cercare? Si tratta di un concetto molto generale che è però centrale nella Bibbia, in particolare nella predicazione di Gesù. In poche parole, possiamo dire che con questa espressione si intende indicare la piena e definitiva sovranità di Dio sul mondo, sulla storia e su gli uomini, il pieno compimento cioè del disegno salvifico di Dio. E’ lo stesso che chiediamo nel Padrenostro quando diciamo “venga il tuo regno”. Questo regno sarà pienamente realizzato soltanto nella gloria futura, ma già ora è presente in mezzo a noi e cresce secondo il disegno di Dio. E’ compito di tutti noi cooperare a questo disegno che il Signore ha sulla storia. Possiamo quindi affermare che cercare il regno di Dio significa che il benessere che perseguiamo e nel quale poniamo la nostra fiducia deve essere un benessere globale, deve comprendere tutte le dimensioni dell’uomo, e deve dare un contributo alla costruzione di quella nuova umanità nata dalla croce di Cristo. Siamo amministratori, non padroni della nostra vita.

 
Tutto ciò che è negativo, tutto ciò che mortifica la dignità dell’uomo, ostacola la venuta del regno di Dio. Si oppongono quindi al regno di Dio la malattia, la violenza, la morte, la povertà opprimente, l’oppressione politica e sociale, la guerra. Cercare il regno di Dio significa quindi lottare anche contro tutte queste situazioni negative. Gesù infatti dice “cercate il regno di Dio e la sua giustizia”. Esprime bene questi concetti l’orazione colletta della Messa: “Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio”. E’ compito nostro operare per la libertà e la giustizia del regno di Dio.