Is
49,14-15; Sal 61 (62); 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34.
Il
motivo centrale del Sal 61 è espresso nel ritornello in cui l’orante proclama che
solo Dio è il suo riposo, la sua salvezza e la sua incrollabile difesa. Il
fondamento della nostra speranza non è
negli uomini, nel potere o nelle ricchezze; solo in Dio possiamo trovare
sicurezza e pace. Recitando questo salmo siamo invitati ad esprime il nostro
fiducioso abbandono fra le braccia di Dio che ci è padre, madre, rifugio sicuro
e sostegno nel cammino della vita.
Il
brevissimo brano del profeta Isaia, proposto come prima lettura, applica a Dio
la simbologia materna, piena di tenerezza e di amore istintivo; Dio ci ama con
amore materno. Sulla stessa linea, il brano del vangelo raccoglie alcune parole
di Gesù sulla fiducia nell’amore di Dio per noi. Gesù ci invita a non cadere
nella tentazione dell’affanno, dell’ansia, come se tutto dipendesse da noi
stessi. Siamo invitati non solo a gestire la vita con serenità ma ad avere uno
sguardo che va oltre i nostri bisogni quotidiani, ad avere fiducia nella
provvidenza, il che non significa pigrizia o sfruttamento degli altri; sarebbe
tentare Dio. Anzi Gesù ci invita ad agire, a cercare: “Cercate, anzitutto, il
regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in
aggiunta”. Notiamo bene la parola “anzitutto”. Non è che non dobbiamo darci da
fare per risolvere i problemi della vita quotidiana. Ci viene ricordato però
che, in fondo, il bene supremo che cerchiamo, anche inconsapevolmente, lo si
trova solo in Dio. Siamo quindi invitati ad orientare la nostra vita
diversamente di quello che di solito facciamo, a collocare al primo posto certi
beni e non altri. Quali beni? Gesù dice “il regno di Dio e la sua
giustizia”.
Cos’è
il regno di Dio che dobbiamo cercare? Si tratta di un concetto molto generale
che è però centrale nella Bibbia, in particolare nella predicazione di Gesù. In
poche parole, possiamo dire che con questa espressione si intende indicare la
piena e definitiva sovranità di Dio sul mondo, sulla storia e su gli uomini, il
pieno compimento cioè del disegno salvifico di Dio. E’ lo stesso che chiediamo
nel Padrenostro quando diciamo “venga il tuo regno”. Questo regno sarà
pienamente realizzato soltanto nella gloria futura, ma già ora è presente in
mezzo a noi e cresce secondo il disegno di Dio. E’ compito di tutti noi
cooperare a questo disegno che il Signore ha sulla storia. Possiamo quindi
affermare che cercare il regno di Dio significa che il benessere che
perseguiamo e nel quale poniamo la nostra fiducia deve essere un benessere
globale, deve comprendere tutte le dimensioni dell’uomo, e deve dare un
contributo alla costruzione di quella nuova umanità nata dalla croce di Cristo.
Siamo amministratori, non padroni della nostra vita.
Tutto
ciò che è negativo, tutto ciò che mortifica la dignità dell’uomo, ostacola la
venuta del regno di Dio. Si oppongono quindi al regno di Dio la malattia, la
violenza, la morte, la povertà opprimente, l’oppressione politica e sociale, la
guerra. Cercare il regno di Dio significa quindi lottare anche contro tutte
queste situazioni negative. Gesù infatti dice “cercate il regno di Dio e la sua giustizia”. Esprime bene questi
concetti l’orazione colletta della Messa: “Concedi, Signore, che il corso degli
eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace,
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio”. E’ compito
nostro operare per la libertà e la giustizia del regno di Dio.