Sandro Magister, il 19 aprile
2018 nel suo blog Settimo cielo ha pubblicato un post dal titolo: “Paolo VI e la
riforma liturgica. La approvò, ma gli piaceva poco”. In questo post,
Magister riporta alcune confidenze fatte da Paolo VI a colui che era il maestro
delle cerimonie pontificie Mons. Virgilio Noè, poi diventato cardinale. La
fonte di queste confidenze sono i “Diari” redatti da Mons. Noè.
Mi soffermo, per ora, sulla prima confidenza:
il 3 giugno 1971, dopo la messa di commemorazione della morte di Giovanni
XXIII, Paolo VI commentò: "Come mai nella liturgia dei defunti non si
parla più di peccato e di espiazione? Manca completamente l’implorazione alla
misericordia del Signore. Anche stamattina, per la messa celebrata nelle Grotte
[vaticane], pur avendo dei testi bellissimi, mancava in essi tuttavia il senso
del peccato e il senso della misericordia. Ma abbiamo bisogno di questo! E
quando verrà la mia ultima ora, domandate misericordia per me al Signore,
perché ne ho tanto bisogno!".
Non sappiamo quale formulario di Messa sia
stato adoperato in questa occasione. Dato che si trattava dell’ottavo
anniversario dalla morte di papa Giovanni, dobbiamo presumere che si adoperò
alcuno dei formulari “In anniversario
extra tempus paschale”, che il Misssale
Romanum del 1970 riporta alle pp. 857-859 (formulari A e B) e 860-861
(formulari D e E). O più probabilmente fu adoperato uno dei tre formulari “Pro Papa” (pp. 869-871).
Nel formulario A, la Super oblata chiede che il defunto “purificato da questo sacrificio
(“remediis purgatus caelestibus”)
viva felice con te nella gloria”. La Post
communionem, chiede che Dio doni al defunto “il riscatto da ogni colpa” (“a delictis omnibus emendatus”) e la
beata risurrezione”.
Nel formulario B, la Collecta chiede: “Signore […] la tua misericordia sia per lui come
rugiada celeste” (“rorem misericordiae
tuae perennem infundas”). La Super
oblata parla della “forza redentrice del sacrificio” (“sacrificium propitiationis”). La Post communionem chiede: “se in lui resta ancora qualche debito di
colpa, la tua misericordia lo assolva…” (“si
quae ei maculae peccati adhaeserunt, remissionis tuae misericordiae deleantur”).
Nel formulario D, la Collecta chiede per il defunto al “Dio misericordioso […] il
perdono che ha sempre desiderato” (“remissionem,
quam semper optavit, peccatorum”). La Post
communionem chiede che Dio doni al defunto “il perdono e la pace” (“ab omnibus peccatis emundatus…”).
Nel formulario E, la Collecta invoca Dio come “Padre di misericordia” (“Deus indulgentiarum”). La Post communionem chiede che il defunto
“liberato da ogni colpa…” (“a peccatis
omnibus expiatus”).
Sono dati minimi, schematicamente esposti, che dovrebbero
essere illustrati nell’insieme del testo eucologico. Credo però che siano
sufficienti per poter affermare che questi formulari parlano del peccato, della
espiazione, della forza redentrice del sacrificio della messa e invocano la
misericordia di Dio… Se prendiamo in esame gli altri formulari e preghiere
della sezione del Messale “Missae
defunctorum” (pp. 851-886), questa dottrina è confermata e si arricchisce.
E’ vero però che nei tre formulari “Pro
Papa” (pp. 869-871), qui non analizzati, il tema del peccato è esplicitato solo indirettamente,
in quanto il papa defunto è raccomandato nei tre formulari, e ripetutamente, alla
misericordia di Dio.
Per affermare, sulla base delle suddette
confidenze, che Paolo VI approvò la riforma liturgica, “ma gli piaceva poco”, ci
vorrebbe un’analisi più ampia e documentata del pensiero di Papa Montini sui
diversi libri liturgici, in particolare sull’Ordo Missae. Speriamo che qualcuno la farà.