Ho ricevuto da L.R. la
seguente domanda: “Ho letto che allargare le braccia, come fa il sacerdote
durante la recita del Padre nostro
nel corso della Messa, non è permesso a noi laici. È vero?”. La risposta a
questa domanda la si trova nel Messale Romano in lingua italiana, dove sono riportate alcune indicazioni che la
normativa liturgica affida alle Conferenze Episcopali nazionali:
“Durante il canto o la recita
del Padre nostro si possono tenere le
braccia allargate; questo gesto, purché opportunamente spiegato, si svolga con
dignità in clima fraterno di preghiera” (CEI- Commissione
Episcopale per la Liturgia, Precisazioni
circa la normativa liturgica, seconda edizione italiana, LEV, Città del
Vaticano 1963, p. LI).
Se in passato, nella liturgia
romana, il Padre nostro fu
considerato preghiera presidenziale, con la riforma promossa del Vaticano II è
diventato preghiera dell’intera assemblea. Pregare con le braccia allargate
evoca l’atteggiamento biblico dell’orante e della tradizione cultuale
cristiana. Come diceva papa Francesco nella sua catechesi del 14 marzo scorso,
il Padre nostro “non è una delle tante preghiere cristiane, ma è la
preghiera dei figli di Dio: è la grande preghiera che ci ha insegnato
Gesù”.
Non è opportuno invece, come
talvolta si fa, che i fedeli si prendano per mano durante la preghiera del Padre nostro. È un atteggiamento
cameratesco che non si addice al contesto della celebrazione liturgica.