Alla
Vergine il Corano riserva un posto di grande onore. Innanzitutto il suo nome, Maryam, ricorre più frequentemente nel
Corano che nei vangeli. È citata ben 34 volte, contro le 19 del Nuovo
Testamento, poi, è l’unica, tra le donne, presenti nel Corano, ad essere chiamata
per nome, ed è nominata più spesso di Gesù (Isã)
definito sempre in relazione a lei come “figlio di Maryam”, al contrario della
tradizione cristiana nella quale è Maria ad essere definita come madre di Gesù.
Inoltre, un’intera Sura – ripartizione testuale in cui è diviso il Corano –, la
XIX, è intitolata e dedicata a lei, in un’altra, la III, si parla ancora di
Maria, ma inserita in un contesto più ampio, nel quale si invita ad accogliere
la verità del Corano respingendo le false credenze degli ebrei e dei cristiani,
e in altri versetti ancora si attribuiscono a lei importanti meriti e qualità:
è la “più veritiera”, la “purificata da Allah”, “colei che ha ricevuto lo
spirito”.
Della
sua vita il testo sacro islamico conosce la nascita (III,36), il ritiro nel
Tempio (XIX,16), l’annunciazione (III,45-51; XIX,17-21). Il parto (XIX,22-27),
la difesa della sua innocenza (XIX,27-33).
Fonte:
Adriana Valerio, Maria di Nazaret. Storia,
tradizioni, dogmi, Il Mulino, Bologna 2017, p. 53.